“C’è poco da festeggiare, molto da rivendicare e lavorare ‘per un lavoro sano’. I dati emersi in Calabria dai controlli effettuati nel settore turistico sono drammatici per le irregolarità riscontrate. Bisogna mettere in campo tutti gli strumenti necessari per tutelare diritti e tutele per chi lavora”.
La Festa del Primo Maggio ci ricorda l’importanza del lavoro per il nostro Paese perché è alla base dell’unità nazionale ma noi in Calabria abbiamo davvero poco da festeggiare. Gli ultimi dati emersi sul lavoro nero nella nostra Regione che riguardano il settore del turismo sono drammatici. In Calabria il 99% delle strutture di settore sono risultate non in regola al controllo dell’Ispettorato del Lavoro. Ancora un 20% completamente in nero. I controlli hanno interessato tutta l’Italia ma i numeri peggiori, purtroppo, sono quelli relativi alla Calabria dove le posizioni non regolari sono diventate la norma e non più l’eccezione. Bisogna intervenire in modo massiccio perché vengano ripristinati i diritti essenziali e le tutele previste dalla legge per le donne e uomini che di fatto vengono sfruttati. Eppure il Primo Maggio dovrebbe ricordarci essenzialmente il valore istituzionale del lavoro perché la coesione di una nazione si misura anche dalle opportunità sostanziali di occupazione che devono essere uguali per tutti e il nostro compito è quello di eliminare le diseguaglianze territoriali e anche di genere. Come le discriminazioni contro le donne che purtroppo ancora esistono in Italia e per questo dobbiamo tenere presente quanto stabilito dall’articolo 37 della nostra Costituzione: ‘La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione'”. Sono molti i punti su cui riflettere in questo giorno, soprattutto per noi calabresi che oltre alla carenza di posti di lavoro dobbiamo fare i conti con i diritti negati e la mancanza delle più elementari tutele per chi, invece, il lavoro ce l’ha”.
Lo scrive in una nota Amalia Bruni, Consigliere regionale del Partito Democratico.