«Sono stato tra i firmatari, assieme a decine e decine di associazioni, della denuncia fatta dai “Giardini di Eva” per protestare contro quello che pare, con ogni evidenza, l’ennesimo attacco al verde urbano della città di Rende, da parte di chi invece, l’amministrazione comunale, tale patrimonio/Bene comune dovrebbe tutelare e semmai incrementare». Così esordisce il capogruppo al Consiglio regionale per “De Magistris Presidente”, Ferdinando Laghi.
«Frettolosi tagli di decine (oltre 40!) alberi d’alto fusto – sottolinea – che si vanno ad aggiungere ad annosi interventi di potatura, ma in realtà di capitozzatura proibiti, per altro, dal decreto 10 marzo 2020 del Ministero dell’Ambiente, effettuati anche fuori stagione, con grave nocumento per le piante. E per i cittadini, atteso che con interventi simili si depaupera un bene comune che non è solo estetico (e già sarebbe tanto) ma anche di difesa della salute per l’insostituibile ruolo che gli alberi svolgono nell’assorbimento della CO2 (contrasto ai cambiamenti climatici!) e degli inquinanti atmosferici, nella cessione di ossigeno, nella riduzione delle temperature nel periodo estivo, nel supporto all’avifauna, a sua volta utile ad esempio alla lotta contro gli insetti. Ed altro ancora».
«Ho parlato di tagli frettolosi – continua il consigliere Laghi – in quanto l’amministrazione di Rende ha ignorato la richiesta e l’invito delle associazioni di effettuare una comune valutazione della salute degli alberi a rischio taglio, decidendo di procedere immediatamente ed autonomamente. Brutto esempio di marginalizzazione della democrazia partecipativa e della cittadinanza attiva. A danno fatto, è ora però necessario intervenire a più livelli: di verifica delle effettive condizioni di pericolosità attribuite agli alberi abbattuti. Sopralluoghi e foto prodotte dalle associazioni sollevano più di un dubbio in tal senso. Procedere alla immediata ripiantumazione di essenze idonee, operazione da effettuare in maniera tecnicamente corretta e con la garanzia che tutte le misure, immediate e future, che tutelino lo sviluppo e la salute delle piante vengano effettivamente espletate».
«C’è infine da chiedersi – conclude Laghi -, ma la domanda è pleonastica, che fine faccia il legname così brutalmente collezionato: incenerito, in massima parte nelle dannosissime centrali a biomasse che continuano a distruggere il nostro patrimonio verde, sia esso urbano che dei boschi e foreste. Di tutta la Calabria. Distruzione inutile, atteso che il surplus di produzione energetica della Calabria è dell’ordine del 180%, di un Bene comune, per arricchire indebitamente un pugno di persone a danno di tutti».