di Marco Foti
Sul Ponte dello Stretto di Messina regna una confusione “suprema”.
Andiamo con ordine. Nei giorni scorsi il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha tramesso ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati la relazione finale del Gruppo di lavoro (tecnico), avviato dal precedente Governo, per “valutare gli eventuali sviluppi del progetto del sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina”.
Già in questa frase si intravede la possibilità di introdurre scenari alternativi all’attraversamento stabile, ovvero la conferma dell’attuale sistema di collegamento marittimo (navi Ro-Ro e unità veloci).
Veniamo allo Studio del gruppo di lavoro. Al di là delle analisi dello stato di fatto, che per l’amor del cielo devono essere sempre contenute in uno studio ma che non devono rappresentare il cuore del documento, l’elaborato presentato dai tecnici (professori universitari per la gran parte) individua quattro scenari:
1. ponte ad unica campata (progetto esistente);
2. Ponte a più campate;
3. Tunnel cd. Archimede (sospeso);
4. Tunnel subalveo (appoggiato).
Veniamo al dunque, lasciando ai lettori l’approfondimento del documento scaricabile dal sito del MIMS. Sulla base di una serie di considerazioni il GdL ritiene che la “soluzione aerea a più campate sia potenzialmente più conveniente di quella a campata unica” e sconsiglia di fatto “le soluzioni dei tunnel subalveo e in alveo” (Archimede).
Per cui, il ponte a campata unica, di cui esiste il progetto e ne parla da decenni, non va bene. Il motivo? Lo spiego subito riprendendo testualmente il passaggio dei tecnici.
“Un aspetto sfavorevole di questa soluzione è sicuramente il vincolo della sua ubicazione nel punto di minima distanza fra Sicilia e Calabria (circa 3 km), che allontana l’attraversamento dai baricentri delle aree metropolitane di Messina e Reggio Calabria, ma che al tempo stesso comporta comunque la necessità di realizzare un ponte sospeso con una luce maggiore del 50% di quella del ponte più lungo ad oggi realizzato al mondo”. Ovvero, non essendoci un esempio al mondo, il GdL ritiene che la soluzione progettuale proposta da fior fiori di professionisti in questi decenni non sia fattibile.
Inoltre, il GdL aggiunge che il disegno del ponte è distante dai baricentri delle due città metropolitane dimenticando però che lo stesso si colloca all’interno di un’area integrata definita appositamente “metropolitana dello Stretto” ed il ponte si posiziona baricentricamente alla stessa.
Aggiungo anche, così come evidenziato nello studio a livello trasportistico, che il volume della domanda di mobilità ha poco a che fare con il traffico locale per cui viene meno il concetto di baricentricità delle due città metropolitane. Trascuro il passaggio della minima distanza che francamente mi sfugge.
Ma lo studio non si ferma qui e, continuando, riporta che “Tenuto conto della complessità e dello stato di conoscenza delle problematiche sismiche, geotecniche, geologiche, ambientali e meteo-marine ad esso relative, il GdL suggerisce di sviluppare la prima fase del progetto di fattibilità limitando il confronto ai due sistemi di attraversamento con ponte a campata unica e ponte a più campate, anche ipotizzando diverse soluzioni progettuali per i collegamenti a terra e, nel caso del ponte a più campate, per la localizzazione e la struttura”.
Ciò sta a significare che occorre realizzare un altro studio che metta a confronto gli scenari individuati. Come se i progetti realizzati sino ad oggi non bastassero (seppur opportunamente da adeguare), anzi “I confronti andranno effettuati rispetto alla soluzione di riferimento di attraversamento dinamico dello Stretto” (in sostanza con un sistema di attraversamento realizzato da traghetti ed unità veloci).
Il documento, per non farsi mancare proprio nulla, evidenzia che “la prima fase del progetto di fattibilità delle diverse soluzioni tecniche possibili dovrà essere sottoposta ad un successivo dibattito pubblico, come previsto dal D.lgs. n. 50/2016 e successive integrazioni e dal DPCM n. 76/2018”. Alleluia. Abbiamo ancora tempo per progettare, condividere, partecipare, dibattere, ecc ……
Le Conclusioni? Riporto quelle del documento onde evitare qualsiasi fraintendimento.
“Il GdL ritiene che sussistano profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche in presenza del previsto potenziamento/riqualificazione dei collegamenti marittimi (collegamento dinamico), pur necessario in relazione ai tempi per la realizzazione di un collegamento stabile”.
A voi le considerazioni di sintesi.
Ad maiora.
Pugliese di origini, Marco Carmine Foti ha vissuto e studiato a Reggio Calabria dove si è laureato in Ingegneria Civile e specializzato nel settore dei trasporti e della logistica. Vive e lavora a Genova dove svolge la sua attività professionale prevalentemente nel campo della pianificazione e progettazione dei trasporti, studi di fattibilità tecnica e analisi economico-finanziarie, piani di riqualificazione e studi di sistemi ed infrastrutture di trasporto. Membro della Commissione Trasporti dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova, è stato più volte selezionato tra gli esperti di riferimento per il MIT.
Collabora ed è autore presso il quotidiano on line Start Magazine.