Venerdì 11 agosto all’Antico Mulino delle Fate di Lamezia Terme, a cura dell’associazione omonima, si svolgerà il penultimo evento estivo del Festival delle Erranze e della Filoxenia: “U granu; macinatu, ‘mpastatu, cuattu e mangiatu” (“il grano, macinato, impastato, cotto e mangiato).
Dal titolo – in vernacolo calabrese – si intuisce già di cosa si tratta: durante tutto il pomeriggio di venerdì, a partire dalle 17,30, saranno eseguite tutte le lavorazioni tradizionali che riguardano il pane: macinazione del grano, impasto della farina, lievitazione, cottura e, infine, assaggio del pane appena sfornato con altre semplici, umili, sobrie “prelibatezze” che comunemente si accompagnano al pane. L’evento segue l’altro, svoltosi il 23 Luglio a Falerna, a cura dei Briganti del Mancuso, che ha mostrato anche la fase della mietitura. Prima di assistere alle lavorazioni vi sarà una passeggiata nella valle del Canne(ove è ubicato il mulino) alla scoperta dei luoghi della Fata Gelsomina ed una breve conversazione dello scrittore Francesco Bevilacqua sul tema “Il paesaggio del grano”. In conclusione della serata, cibo, musica e narrazioni. Gli organizzatori ricordano che il Mulino si raggiunge dalla strada che da Lamezia Terme sale verso Platania, con una breve passeggiata di dieci minuti dal Castello Normanno-Svevo di Nicastro per il Rione Niola in risalita del corso del Torrente Canne (seguire i cartelli indicatori). Gli organizzatori raccomandano anche di munirsi di indumenti adeguati al fresco della valle soprattutto per le ore serali. L’ingresso è libero e gratuito.
Il grano è, insieme alla vite ed all’olivo, la pianta edibile (cioè commestibile) più importante di quella che antropologi e storici chiamano “la triade mediterranea”: pane, vino ed olio. Al ciclo del grano e della rigenerazione agraria, che a primavera rivela la rinascita delle piante dopo il “lutto” invernale, sono legati miti e riti secolari ancora vivi nelle civiltà contadine del Mediterraneo. In più, il grano, come si è reso evidente in occasione del conflitto russo-ucraino, è una pianta strategica. Un tempo la sua coltivazione era diffusa ovunque. Anche in Calabria e nell’area del Reventino, ogni paese aveva i propri granai. Poi le coltivazioni industriali ed estensive del grano hanno fatto crollare la redditività delle piccole colture locali, cancellando quasi dal paesaggio agrario calabrese la coltura del grano.Oggi, imparata la lezione, molti proprietari terrieri stanno tornando a coltivare il grano, soprattutto quelle varietà antiche e locali meno contaminate dai veleni usati in agricoltura e con maggiori qualità organolettiche. Il grano ed i suoi derivati costituiscono, dunque, una straordinaria risorsa non solo economica ma anche culturale. Ed Il Festival delle Erranze e della Filoxenia ha voluto sottolinearlo anche quest’anno.