John Landis, gigante del cinema mondiale, autore di cult come “Animal House” e “The Blues Brothers” (che compie 42 anni), si racconta al Magna Graecia Film Festival, nella Masterclass – realizzata con il sostegno della Calabria Film Commission -, condotta dalla giornalista Silvia Bizio, dopo il benvenuto del direttore artistico del Festival, Gianvito Casadonte, e del Commissario straordinario della Fondazione Calabria Film Commission, Anton Giulio Grande, che ha portato il saluto istituzionale della Fondazione, in occasione della serata conclusiva della manifestazione.
Landis racconta come ha iniziato – “da fattorino alla Twentieth Century Fox nel 1967 e gli studios erano ancora grandi industrie sostenute da un impeccabile artigianato” – e come è arrivato il film cult che l’ha consegnato alla storia del cinema. “Un film che parte dalla musica: ci sono Aretha Franklin, James Brown, Ray Charles, Cab Calloway e tutti gli altri che John Belushi e Dan Aykroyd misero insieme. Il grande merito del film è l’aver rilanciato una musica all’epoca in declino. John e Danny sfruttarono la celebrità ottenuta con il Saturday Night Live per restituirla al rhythm and blues”. E anche per lanciare i Rayban: “se vuoi costruire un personaggio iconico lo devi riconoscere dalla Silhouette, così è stato per Marylin, per Chaplin. E lo è stato per John Belushi e Dan Aykroyd con quegli occhiali di fatto introvabili – prosegue il regista -. Quando abbiamo individuato questo accessorio, non se ne trovavano più sul mercato e l’azienda non ne faceva più: abbiamo girato tutto il Paese per trovarne 29 paia e girare il film”. Tanti gli episodi che riaffiorano mentre racconta anche come è nato un altro film molto apprezzato, “Un lupo mannaro americano a Londra”, e al suo fianco c’è la moglie e grande costumista Deborah Nadoolman Landis, che il Festival ha premiato con un riconoscimento alla carriera.
“Sono un grande sostenitore dei Festival come il Mgff – conclude Landis –. Io sostengo tutte le occasioni in cui si possono vedere i film che andrebbero sempre visti al cinema o in uno spazio come questo, in cui c’è un buon sonoro e soprattutto tanta gente. Perché il cinema è emozione e le emozioni che il cinema crea sono contagiose: un film pauroso è molto più pauroso, quando lo vedi insieme a tante altre persone, così un film divertente fa più ridere se tutti ridono insieme. Quindi appoggio festival come questi, che danno la possibilità anche di portare film che in Calabria magari non arriverebbero: non solo sono belli e umani, ma non inquinano. W i festival”.