Il profumo di Napoli, dei suoi pregi e dei suoi difetti. L’amore per la vita e per le tradizioni che oggi sono dimenticate o sottovalutate dai giovani. Tra battute divertenti e momenti di riflessione, sono state numerose le emozioni vissute durante le due serate organizzate da AMA Calabria in cui, a Catanzaro e Lamezia Terme, è andato in scena il riadattamento teatrale di Geppy Gleijeses di “Così parlò Bellavista”, opera scritta da Luciano De Crescenzo.
L’eredità pesante di un film di culto non è stata tradita da Gleijeses che, vestiti i panni di Bellavista, è riuscito a riportare fedelmente il messaggio di De Crescenzo di una Napoli dalle mille contraddizioni e bellezze. “Sule tu ’o ppuò ffà”. Una previsione, o ancor di più una certezza. La sapiente regia di Gleijeses e la sua interpretazione del professor Bellavista, o meglio ‘O Professore, hanno avuto nella brillante Marisa Laurito, nei panni di sua moglie e nell’esplosivo Benedetto Casillo, vice sostituto portiere, unito a un cast di primordine, il supporto ideale per creare l’ennesimo piccolo capolavoro.
A esaltare la Napoli di Bellavista è la scena creata a far da sfondo alle scene che si succedono l’una all’altra con un taglio veloce. Nell’ingresso di Palazzo dello Spagnuolo, edificio imponente che il mondo ci invidia, si snodano le vicende dei protagonisti. In quello stesso luogo, attraverso i racconti si viene trasportati con la fantasia tra le strade di Napoli, nei suoi vicoli, intravvedendo il mare.
Indubbiamente la Napoli descritta e immaginata non esiste più, ma le teorie del Professore sono sempre attuali. Non esiste più quel mondo, ma è sempre piacevole portare dietro l’orologio del tempo. Impossibile non lasciarsi coinvolgere dai ricordi piacevoli della preparazione della salsa in bottiglia, ascoltare le teorie del tassista sui colori del semaforo e i pensieri del poeta del condominio, vivere i furtivi incontri nella Fiat 500 tappezzata di giornali.
Impossibile non essere partecipi della storia del cavalluccio rosso, vissuta in platea tra il pubblico compiaciuto e protagonista a sua volta. “Scusate, ma cosa è successo?”, è risuonato come un ritornello che ha scaturito grande ilarità. Ma la riflessione di una società pericolosa è amara. Camorra, sopraffazione e disoccupazione vengono affrontati con la leggerezza di De Crescenzo.
L’attualità della teoria degli “uomini d’amore” e “uomini di libertà” è il centro di tutta la commedia.
Il Professore, durante le riunioni con i suoi “allievi-discepoli” ne spiega loro il significato con ironia, cercando di coinvolgerli al ragionamento con scarsi risultati. La vera “sfida” fatta di pregiudizio è quello con il milanese Cazzaniga. Solo il fatidico “incontro-scontro” nell’ascensore farà conoscere i due personaggi che scoprono di non essere poi così diversi. In fondo “siamo sempre meridionali di qualcuno”.
Un finale salutato dai lunghi applausi decretati dal numeroso pubblico tornato a frequentare il Teatro Comunale di Catanzaro e il Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia. Un ritorno che fa ben sperare per i prossimi appuntamenti di AMA Calabria.