La Passione “Gesù non l’ha guardata da lontano, l’ha vissuta nella propria carne e questo dovrebbe farci pensare che una luce dentro la notte buia c’è anche per noi”. Così il vescovo, monsignor Serafino Parisi, durante l’omelia della Domenica delle Palme nel corso della quale ha anche invitato a meditare “sul buio, sul limite,sulla nostra fragilità – ha detto -, sulla nostra piccolezza che può essere, però, riempita dalla potenza del Signore. Ecco il cammino che ci aspetta in questa settimana santa. Viviamolo con intensità, ma con fiducia”.
Il Pastore della Chiesa lametina ha anche ricordato che con la domenica delle Palme si avviano i riti della Settimana Santa “decisivi per la vita di Gesù – ha aggiunto – ed anche per la nostra esistenza. Abbiamo, infatti, ascoltato con abbondanza, oggi, la Parola di Dio ed è bene che il primato, come sempre, rimanga quello della Parola del Signore. Io voglio semplicemente fare una incursione in questi testi per cogliere il senso degli avvenimenti che ci sono stati già narrati nel brano del Vangelo, cioè la passione, la morte e la resurrezione di Gesù. Però, oggi conviene fermarci alla passione e alla morte perché abbiamo ascoltato già questo annuncio di profezia nella prima lettura tratta dai Isaia il quale parlava di un servo sofferente che sarebbe stato umiliato. Di quel servo già si diceva che non avrebbe sottratto,come è stato per Gesù, la faccia agli insulti e agli sputi. Dunque, è una grande umiliazione per questa persona che, però, doveva viverla proprio in riferimento al servizio che doveva rendere alla umanità: è servo dell’umanità e questo servo, allora, svolge proprio questo compito: prendere sulle sue spalle, nella sua vita, sulla sua carne, i peccati di tutti, ma anche le attese di tutti.Attesa per chi ha una sofferenza, per chi sta vivendo un momento difficile, per chi vive un momento di divisione,di mancanza di pace con un fratello, con un amico, della famiglia, per chi è in attesa di giustizia, per chi non vede prospettive per un posto di lavoro perduto, oppure, che non arriva mai”.
“Le sofferenze, le nostre – ha proseguito monsignor Parisi -, le conosciamo. E sono proprio queste sofferenze che il Signore non ha trascurato: sulla croce, Gesù ha portato esattamente la nostra vita per dire che non ci abbandona mai; per dire che quel suo tragitto è il tragitto che vuole compiere insieme all’umanità, come un uomo,senza abbandonarci, senza dimenticarci. Anzi, vivendo proprio – lo ha detto San Paolo nella lettera ai Filippesi – in Gesù abbiamo visto l’impensabile: il figlio di Dio che si sveste, diciamo così, della sua divinità e crolla nel baratro della umanità. Cioè, nel punto più brutto dell’umanità, nel punto davvero più drammatico dove nessuno mai avrebbe pensato di poter arrivare, né l’uomo, né tantomeno il figlio di Dio. E lì Gesù scende: èquesta la forza della passione. E da qui ci viene anche una parola di incoraggiamento perché non solo poi Paolo dice, però, da quel punto in poi ci sarà una risalita, una glorificazione, una esaltazione, non solo per questo. Io voglio darvi questo messaggio scendendo nel punto più basso, nel limite dell’umanità – quello che a volte abbiamo toccato anche noi o potremmo toccare anche noi – Gesù ci dice: sentite non siete soli, non siete soli,non vi abbandono; io sono qui; se c’è da sostenere la sofferenza sostengo la sofferenza e se c’è da lottare, da combattere con voi, lotto e combatto e se c’è da dire affidati al Padre insieme diciamo affidiamoci al Padre. Ecco la passione”.
La Santa Messa è stata preceduta dalla benedizione delle Palme in piazza Ardito