“Partecipare alla Comunione, mangiare lo stesso Pane che è il Corpo di Gesù vuol dire essere chiamati, proprio come Maria, ad accogliere il Figlio di Dio nella nostra vita, nella nostra carne, e a regalarlo all’umanità. E come regaliamo Gesù all’umanità? Entrando nel mondo e nella storia con la forza della speranza, vivendo come testimoni di amore, di giustizia, di gioia”. Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, nel giorno della festa della Madonna della Quercia di Visora, ha presieduto il solenne pontificale nella basilica minore di Conflenti.
“Noi veniamo ai piedi della Madonna di Visora – ha proseguito Parisi – con le nostre attese, le nostre speranze, le nostre preoccupazioni. Noi veniamo qui per consegnare al Padre, attraverso le mani della Madre, le nostre preghiere: penso a chi ha una malattia, a chi ha perso il lavoro, a chi attende giustizia, a chi ha perso la pace in famiglia. Certamente il Signore accoglie il nostro grido che viene dal bisogno, ma noi veniamo qui soprattutto perché c’è Lui, il Signore, che ci convoca, che ci chiede di riunirci in una sola famiglia vivendo nella logica dell’amore, per donare agli altri e accogliere dagli altri ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto: l’amore di Dio”.
Soffermandosi sulla liturgia della ventunesima domenica del tempo ordinario, il presule ha sottolineato come “anche noi siamo convocati da una forza attrattiva che viene dal Signore Gesù, dalla sua Parola, capace di riunire insieme persone diverse da posti diversi. Ma questa attrazione deve poi diventare una decisione. Noi credenti siamo chiamati a una scelta, come quella che Giosuè chiede al popolo, come quella che Gesù chiede ai suoi apostoli nel Vangelo di oggi. Siamo convocati da Gesù perché, mangiando il suo corpo e il suo sangue, noi vogliamo vivere la sua stessa donazione, il suo stesso servizio. Ecco perché Gesù pone quella domanda ai suoi apostoli: volete andarvene anche voi? Fate anche voi una scelta. Tante persone seguivano Gesù perché – come dice Gesù stesso – vedendo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, pensavano di aver risolto tutti i problemi della loro esistenza. Ma quel pane è un segno che rimanda a Gesù, che dice: “io sono il Pane della Vita”. Il segno del pane è indicazione di un’esistenza donata totalmente per amore”.
“Uscendo da qui, dentro le nostre difficoltà, dobbiamo poter gridare al mondo la nostra gioia – ha concluso il vescovo Parisi – la gioia di una vita appagata, risolta. La gioia vera che viene dal Signore che ci è vicino e non ci abbandona mai. Auguro a tutti voi di poter essere giorno per giorno, nel mondo, portatori di gioia, della nostra gioia. E poi il passo successivo che è la cosa più bella: essere capaci di gioire della gioia degli altri, essere felici quando l’altro è felice.”.