Seconda giornata del Genfest 2024 nell’auditorium del santuario “Madonna Greca” di Isola Capo Rizzuto. Hanno percorso circa 90 chilometri i 400 giovani per vivere la seconda giornata del Genfest dedicata a un tema pressante: “Prendiamoci cura della pace” – oggi così a rischio nel mondo – e la situazione dei paesi che si affacciano nel Mediterraneo. I giovani provengono da Calabria, Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia, Sardegna, Albania, con rappresentanze anche da altre regioni, dalla Palestina e dall’Egitto.
Ad accoglierli, il saluto di monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio, vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana per l’Italia Meridionale.
Monsignor Savino ha invitato i giovani a rispondere oggi alla chiamata di Dio a riparare “la casa del mondo”.
Parlando del Mediterraneo, luogo in cui decine migliaia di persone hanno trovato la morte, ha detto: “Torniamo tutti a essere umani. Oggi c’è troppa disumanizzazione. Un cristiano che non diventa umano nega Gesù Cristo”.
Quindi l’appello alla pace, a cui tutti dobbiamo tendere, con un primo livello di impegno, che coinvolge tutti. È quello che riguarda tutti noi, chiamati a essere ARTIGIANI DI PACE”.
La seconda parte della mattina ha visto la presenza di Pasquale Ferrara, direttore generale per gli affari politici e di sicurezza del Ministero degli Esteri, già ambasciatore in Algeria. Pasquale Ferrara, in dialogo con i giovani, ha parlato dei tanti conflitti in atto nel mondo, tracciando un panorama a 360 gradi delle cause che generano le guerre. “Si dice spesso che le guerre sono causate da ragioni di realismo per difendersi dagli attacchi, per difendere i popoli, per garantire la sicurezza. Ma dopo ogni guerra in realtà si è ancora più insicuri e nessun problema è stato risolto”. Ha ricordato una frase spesso usata: “Se vuoi la pace, prepara la guerra”. “Ma la verità – ha aggiunto – è che se si prepara la guerra, la guerra prima o poi arriva. Ed è ciò che dimostrano i tanti conflitti accesi oggi nel mondo”.
E parlando dei migranti ha rilevato come il fenomeno odierno sia il frutto dei grandi conflitti che ci sono oggi nel mondo. La mancanza di prospettive, l’impossibilità di programmare il proprio futuro è alla base di molte migrazioni. Ricordando la propria esperienza da ambasciatore ha parlato dell’Algeria, un paese dove le condizioni di vita non sono misere (università gratuita, libri gratuiti, residenze universitarie gratuite per i fuori sede), ma molti giovani lasciano lo stesso il paese perché cercano una condizione migliore per il loro futuro. Se in alcuni paesi si ergono “muri”, in Europa c’è un “muro invisibile” che si chiama Schengen, che limita la mobilità umana. In malafede le vengono definite invasioni. La storia dell’umanità è fatta da sempre di migrazioni, di popoli che si incontrano e si mescolano. Le migrazioni non sono un fatto patologico, ma un fatto fisiologico Bisognerebbe avere una prospettiva di lungo periodo. Sul pianeta “terra” non ci sono clandestini, tutti siamo legittimamente cittadini di questa terra. Semmai vi sono degli “irregolari”. I migranti – secondo Ferrara – anche se non sono perseguitati, sono il frutto dei grandi conflitti dell’umanità. Ci interpellano riguardo al nostro modo di pensare e gestire lo Stato. Serve una “politica planetaria”, capace di guardare non solo al benessere dei singoli stati, ma al benessere dell’umanità intera. I rappresentanti politici non rappresentano solo gli elettori, ma tutti gli esseri viventi (gli animali, le piante, gli equilibri ambientali) che servono a ricordarci come gestire lo Stato. Il “pianeta terra” è la casa comune della vita.
“Le guerre – ha concluso – distruggono la vita, sono un omicidio in grande, ma sono anche un ECOCIDIO. Preservare la vita umana e la vita del pianeta è una grande sfida dell’umanità di oggi”
Nel pomeriggio, lo spettacolo teatrale “Solo Andata”: Studio liberamente ispirato a “Solo andata” di Erri De Luca, a cura di Davide Fasano e dell’Accademia e Scuola di Teatro “Fughe Organizzate”. Sono seguiti due workshop. Dalle 20.30 alle 23, sulla spiaggia di Steccato di Cutro, si è svolto un flashmob dal titolo “Silenzio, ascolto, parola: la nostra preghiera per la pace”.
Il culmine della giornata a Steccato di Cutro, nelle spiagge prospicienti a piazzale Africa, laddove il 23 febbraio 2023 si è verificato un naufragio dove trovarono la morte 94 persone, oltre a un numero non definito di dispersi. Tra i morti c’erano uomini, donne e bambini.
I giovani che partecipano al Genfest hanno voluto onorare la memoria dei migranti. Un gruppo di artisti italiani, libanesi e giordani hanno dato vita a una cornice performativa per dare un volto a tutte le vite che hanno smesso di risplendere, di portare la loro scintilla d’eternità in mezzo a noi. Le voci e i gesti hanno permesso di ricostruire e narrare le loro storie. Le loro storie si sono levate dal mare – simbolicamente da una barca le cui luci si spegnevano man mano che si avvicinava alla riva – per ricordare e scongiurare che non accada mai più.
La “performance partecipativa” è stata curata da Rita Amidi (testi delle storie), Marta Carino (regia video), Alessandra Cassone (voce delle storie), Eleonora Guarracino (costumi), Angela Iantosca (narratrice scenica), Fernando Muraca (concept e regia), Riccardo Piterà (progetto luci), Maria Salvatori (violoncello), Apo Yaghmourian (scenografie e co-regia).
A introdurre la serata è stato il sindaco di Cutro, Antonio Cerasa. Cerasa ha ringraziato i giovani del Genfest venuti a onorare la memoria dei migranti e a ricordare una tragedia che ha segnato fortemente la vita della cittadina di Cutro. Ha ricordato che anche i calabresi, i cittadini di Cutro, sono stati migranti. “Ma al contrario di allora, loro partono sapendo che potrebbero non arrivare. Queste persone vanno salvate, le altre dinamiche le lasciano agli altri”. Ha ricordato la capacità di accoglienza della comunità di Cutro, capace non solo di offrire una coperta, ma di aprire i cuori. E ha aggiunto: “Vedere voi giovani oggi qui riempie il cuore di gioia. Mai avrei immaginato una manifestazione come questa”. E ha concluso ricordando il messaggio di fine anno del presidente Sergio Mattarella, che – citando la tragedia del febbraio 2023 – ha detto: “I valori che la Costituzione pone alla base della convivenza li ha trovati nella composta pietà della gente di Cutro”
Valori che i giovani del Genfest hanno condiviso e resi immortali e che – attraverso di loro – raggiungerà i loro paesi d’origine.