Quella dell’Infiorata in occasione della solennità del Corpus Domini rappresenta ormai una rinnovata tradizione che coinvolge i giovani della Parrocchia Natività Beata Vergine Maria nel quartiere Bella di Lamezia Terme, i quali per più di un mese si dedicano alla raccolta di petali e di fiori per poi allestire splendidi disegni in onore dell’Eucarestia.
“Il senso del tappeto di fiori – si legge in una nota – realizzato da mani certosine nella Chiesa parrocchiale, è comprensibile attraverso le parole del poeta Walt Whitman: “Dammi odoroso all’alba un giardino di fiori bellissimi dove io possa camminare indisturbato””.
Al termine della S. Messa del mattino il Corpo di Cristo presente nell’Eucaristia cammina in mezzo ai fiori, e i fedeli – spettatori e partecipi di ciò – avvertendo il Suo profumo, la Sua fresca fragranza, comprendono che sono chiamati a farsi coinvolgere totalmente da questo Mistero.
Il tema che quest’anno si è voluto offrire alla meditazione dei fedeli è: “L’Eucaristia crea comunione ed educa al vero amore”.
“In alto – spiega il parroco don Aldo Figluzzi – è raffigurata, ai piedi dell’altare, l’Eucaristia fonte di luce e di vita per la vita dell’uomo: i colori molto luminosi utilizzati vogliono ricordare come l’Eucaristia è l’invito continuo da parte di Dio a non arrenderci mai alla prepotenza del male in noi e nel mondo; è un dono che ci induce a resistere alla tentazione di pensare che tutto sia vecchio e caduco; è un mistero che ci chiede di non disperare di fronte a oneste iniziative naufragate sui lidi delle buone intenzioni o contrastate da eventi negativi; è una Presenza che ci libera dalla tristezza e dallo sconforto che grava su tante nostre vicende personali e collettive. L’Eucaristia è sempre una festa di luce che sorge sulle tenebre dei cuori degli uomini.
Ai piedi di questa prima scena è raffigurato il Calvario, dove la Croce di Cristo è di colore rosso, il colore dell’amore, il colore della Passione. Dalla Croce di Cristo, nasce una festa di luce e di colori poiché dalla Croce promana quell’amore senza misura di Colui che ha dato se stesso “per noi” (cfr Gal 2,20) e che ci chiama ad amare nella misura del suo gesto estremo e supremo. Nessuno di noi si può mai accontentare di vivere una vita mediocre, amando in modo modesto; ma siamo chiamati ad avere un amore come quello insegnatoci da Cristo sulla Croce: amare è dare la vita; pertanto, se uno non vuole dare la vita per ciò che ama, allora significa che non sta amando veramente. La croce ci insegna ad uscire da noi stessi, da nostro egoismo.
Ai piedi della croce vi è una rosa rossa per ricordare come nel dono totale del Figlio crocifisso tutto rinasce, tutto rifiorisce.
Scendendo verso il basso le diverse, per colore e grandezza, forme ondulate vogliono richiamare l’unicità di ogni persona, ma anche come questa varietà voluta da Dio è chiamata ad essere comunione da vivere nella Chiesa. Infatti, come dice Papa Francesco, “la Chiesa è cattolica perché è la ‘Casa dell’armonia’ dove unità e diversità sanno coniugarsi insieme per essere ricchezza”.
Questa diversità diventa unità nella comunità parrocchiale (raffigurata dallo stemma della Parrocchia): infatti, la vita parrocchiale rende evidente che non tutti siamo uguali, e che non dobbiamo essere tutti uguali. Tutti siamo diversi, differenti, ognuno con le proprie qualità e questo è il bello della Parrocchia: ognuno porta il suo, quello che Dio gli ha dato, per arricchire gli altri.
La visione unitaria di tutta l’infiorata – conclude il parroco – vuole proprio ricordare come solo l’Eucaristia crea la comunione ed insegna quale sia la vera comunione: accordo e armonia, dove ognuno mantiene il suo timbro inconfondibile e dove la peculiarità di ciascuno è valorizzata al massimo”.