“Tutti voi mi insegnate, soprattutto coloro che direttamente hanno a che fare con le persone, che dietro ad una malattia c’è sempre una persona ed è a quello che dobbiamo sempre guardare: la persona nella sua interezza”. Così il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Giuseppe Schillaci, rivolgendosi a medici ed operatori sanitari nel corso dell’omelia durante la celebrazione eucaristica officiata nella cappella dell’ospedale “Giovanni Paolo II” in occasione della XXX giornata del malato.
“Abbiamo ascoltato la Parola di Dio – ha aggiunto Schillaci – che per noi è sempre fonte di luce, di ispirazione e di forza in questo giorno particolarmente significativo per la nostra comunità e, in questo caso, per il nostro ospedale. Maria è la vera discepola. È colei che, non soltanto pronuncia questa parola, ma la mette in pratica. È Lei che ha creduto e mette in atto questa parola, una parola che medita profondamente nel suo cuore per metterla a frutto. È quello che ci viene chiesto dal Signore. Quest’anno il Papa ci ha indicato un tema su cui stiamo riflettendo in questi giorni: ‘Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre nostro che è nei cieli’. Sono le parole di Gesù. È la misericordia. E per noi cristiani la misericordia è Dio stesso. Il nome di Dio è misericordia e noi come cristiani siamo chiamati ad incarnare sempre più questo stile, questo atteggiamento. La Chiesa in quanto tale non può che mostrarsi così come il Signore ha agito, come il Signore si è mostrato, come il Signore ha operato. È lo stile”.
“Dio – ha proseguito il Vescovo – ha mostrato il suo volto in Gesù Cristo. Ed il volto della misericordia è in Lui, è in Cristo: dobbiamo solo guardare a Lui. E Cristo che cosa ha fatto? Come si è comportato nei confronti dell’umanità? Cristo nei confronti dell’umanità ha avuto cura, si è preoccupato. Noi dobbiamo sempre cercare di incarnare il samaritano che non si gira dall’altra parte, ma si sporca le mani, va incontro in maniera molto concreta. Gli ospedali che cosa sono se non questi luoghi dove si fa esperienza della misericordia in maniera molto concreta e non in astratto? Ci si dedica all’altro, venendo incontro a tutte le esigenze, a tutti i bisogni che sono fisici, psichici, morali e sociali, e ci si fa carico a 360 gradi della persona nella sua totalità. Prendersi cura”.
“Oggi – ha concluso monsignor Schillaci -, carissimi fratelli e sorelle, non possiamo fare a meno dal diffondere sempre più questa cultura della cura e, certamente, noi lo facciamo rafforzando i nostri presidi, come il presidio qui a Lamezia. Ma dobbiamo diffondere nel sentire comune questa cultura. La parola d’ordine oggi è il prendersi cura. Combattiamo le diseguaglianze. Non ci devono essere pazienti privilegiati ed altri che privilegiati non sono: la cultura della fraternità. Attingiamo sempre di più dalla Parola di Dio e dall’Eucaristia questo sentire. Diventiamo sempre più fratelli, umani e sempre più capaci di attenzione nei confronti di tutti. Non escludiamo e non scartiamo mai nessuno. Profondiamo sempre la cultura della cura, della fraternità, della vita dal suo inizio fino alla sua inclusione”.