“Davanti a te per rinnovarti tutto il nostro amore, la nostra devozione, la nostra fiducia”. Il 2 giugno è la Festa della Repubblica, si sa, ma quando chiedi a un sambiasino questi ti risponde “oji è saranciscu”.
Il novenario in onore di San Francesco di Paola, iniziato il 24 maggio, si è concluso ieri sera: Padre Giuseppe Martinelli, Padre Alfonso Longobardi, Padre Francesco Trebisonda, Padre Domenico Crupi e Don Andrea Latelli sono stati i predicatori che sera dopo sera hanno illustrato il carisma di San Francesco alla luce di varie tematiche sociali e non: giovani, anziani e ammalati, vocazioni religiose, famiglia.
Ogni celebrazione eucaristica è stata introdotta dal bellissimo e tradizionale canto dei vespri.
Oggi la solenne concelebrazione eucaristica in onore di San Francesco di Paola, presieduta dal vescovo mons. Giuseppe Schillaci, alla presenza delle autorità civili e militari.
Il parroco Padre Giovanni Sposato ha introdotto l’inizio della liturgia con il benvenuto al presule: “Questa città le è grata, il Signore la illumini nella ricerca del bene e del bello nel suo servizio pastorale”. Il saluto quindi a tutti i presenti e a quelli a casa che seguono la celebrazione in diretta tv e sui social. Il ringraziamento, poi, a Francesco Santoro di Essetv che ogni sera ha reso possibile la diretta televisiva, per raggiungere anziani e ammalati. “La nostra preghiera oggi è per le vittime della pandemia e per i loro cari – ha detto ancora Sposato. Il virus ci ha stancati. Di festeggiare abbiamo bisogno e la motivazione la troviamo nel Vangelo ‘voi che siete stanchi io vi darò ristoro’. Il virus ci ha ricordato che nessuno si salva da soli, che abbiamo bisogno l’uno dell’altro”.
Mons. Schillaci nella sua omelia ha esordito ricordando l’importanza della Parola come programma della nostra vita. “Gioiamo in questo giorno in cui guardiamo ad un cristiano, San Francesco di Paola, che ha volto sempre il suo sguardo a Cristo. Francesco è andato dal Signore per imparare da lui: ‘imparate da me che sono mite e umile di cuore’. C’è bisogno di mitezza e umiltà. Il cristiano si mette alla sequela di Gesù, per imparare”.
“Francesco umilmente si mette alla scuola del Signore aprendo il suo cuore e le sue braccia – ha proseguito il pastore lametino. Intaprende una via santa che per noi è l’unica via: Gesù che è al di sopra di ogni altro nome. Francesco si è fatto piccolo. La presenza dei Padri Minimi nella nostra città è un dono: ci ricordano che non siamo onnipotenti e la pandemia ce lo sta dimostrando. Impariamo dunque la via santa. Quello che dovremmo avere sempre presente è la carità e l’inno di San Paolo ce la indica, mostrandoci il volto di Cristo che è il volto dell’amore. Amore, dolcezza, benevolenza, rispetto, ciò dobbiamo immettere nel mondo. Anche noi – ancora Schillaci – nel nostro piccolo possiamo ‘amorizzare’ il mondo. È di questo che c’è bisogno oggi”.
Nel corso della celebrazione il commissario prefettizio ha recitato la preghiera di affidamento della città a San Francesco e ha consegnato la Chiave: “Nelle tue mani, o Santo Patrono, mettiamo le nostre ansie, i nostri problemi, le nostre miserie ma anche i voti del nostro cuore, le nostre attese, le nostre speranze”.