Al Santuario Diocesano San Giovanni Paolo II, dopo la novena iniziata il venerdì santo con la preghiera della coroncina alla Divina Misericordia, Mons. Giuseppe Schillaci ha celebrato – per la prima volta dal suo mandato a guidare la Diocesi lametina – la Festa della Divina Misericordia.
San Giovanni Paolo – il Pontefice dell’enciclica «Dives in misericordia», di cui qualche mese fa si è celebrato il 40° anniversario della pubblicazione (30 nov. 1980) – interiormente sollecitato dalle rivelazioni private dall’apostola della Divina Misericordia, Santa suor Faustina Kowalska, da lui canonizzata il 30 aprile del 2000, ha voluto che da quello stesso anno, anno del Grande Giubileo, la seconda domenica dopo Pasqua fosse celebrata come Giornata della Misericordia, così come Gesù Risorto aveva esplicitamente chiesto alla mistica suora polacca.
L’aggancio viene suggerito dal Vangelo di ieri in cui si presenta il Risorto nell’atto di mostrare il costato squarciato e di affidare agli Apostoli il compito del perdono e il dono della sua pace, quasi ad indicare la sorgente e i frutti della sua infinita misericordia.
Il vescovo ai fedeli presenti alla celebrazione – e partecipi rispettando le norme anti-contagio Covid-19 – ha sottolineato che questa giornata della Misericordia è volta a interiorizzare la contemplazione del volto misericordioso del Signore – verso il quale incondizionata deve essere la nostra fiducia e il nostro abbandono – e a scolpire in noi i suoi stessi lineamenti, attraverso la nostra misericordia, la nostra tolleranza, la nostra comprensione, il nostro gratuito perdono ai fratelli andandogli incontro per vivere la dinamica di una Chiesa in uscita secondo quanto auspica Papa Francesco. E ancora – Sua Ecc.za – ai presenti ha rivolto consolanti parole: “volgete lo sguardo verso Cristo, per sperimentarne la rassicurante presenza. A ciascuno, in qualsiasi condizione si trovi, fosse pure la più complessa e drammatica, il Risorto ripete: Pace a voi e non temete!; sono morto sulla croce, ma ora «vivo per sempre» e sono con voi, in voi se credete e avete fede nella mia Parola.
La stretta unione che esiste tra il mistero pasquale e la festa della Divina Misericordia, si evince dalle stesse parole di Gesù riportate nel Diario di Santa Faustina: «La festa della mia misericordia è uscita dalle mie viscere a conforto del mondo intero» (504); «Dì all’umanità sofferente che si stringa al mio cuore misericordioso e io la colmerò di pace» (374); «L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla mia misericordia» (132).
Si comprende facilmente la provvidenzialità di questa rivelazione privata in un contesto storico che a suo tempo fù segnato dalla guerra e dalla morte, annidate nei cuori, nelle famiglie, nelle città, nel mondo, oggi anche dalla pandemia. Il senso della rivelazione privata consiste proprio nel richiamo alle verità dimenticate, la profezia che reca con sé è appunto questa: la pace è un dono dall’alto, che bisogna impetrare e accogliere dentro, per restituirla fuori vivendo di misericordia, diventando segni vivi della Misericordia Divina.