di Candida Maione
LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Guardando le montagne, e pensando all’acqua, la terra e il cielo non può non venire in mente Padre Giovanni Vercillo, il Frate Minimo che tra gli anni 70 e 80 ha svolto il suo ministero sacerdotale nel convento dei Minimi di Lamezia Terme e che proprio 30 anni fa, all’età di 46 anni, il 23 novembre 1990, concludeva la sua giornata terrena.
Questi elementi, acqua, terra e cielo, hanno accompagnato tutto il suo ministero sacerdotale: quelli che noi viviamo come attività all’aperto, forza fisica, il contatto con la natura, per lui sono stati elementi altamente educativi.
Un folle trafficante di sogni! Portava un’unica firma, incisa nel cuore e sul volto sempre sorridente: quella di Gesù Cristo!
Il compimento del Vangelo “può essere soltanto affare divino” ha detto qualcuno. Ebbene, Padre Giovanni questo affare lo ha compiuto in pieno, anche se lui, fino all’ultimo istante di vita, rivolgendosi a Dio ha detto: “Quanto bene non fatto”.
Questo frate, veramente con l’odore delle pecore addosso, è stato un precursore dell’anticonformismo predicato e attuato oggi da Papa Francesco: la ricerca delle pecorelle fuori dal gregge, l’accoglienza degli ultimi, la gioia nella quotidiana convivenza, la profondità del suo pensiero e del suo agire, l’affetto disinteressato, la carica emotiva.
Il sogno di Padre Giovanni era quello di vedere una chiesa libera, povera e al servizio degli ultimi. Lui, combattente, figlio del Concilio Vaticano II, riteneva che la chiesa dovesse aprirsi con coraggio alle sfide del mondo. E nel suo ministero sacerdotale non ha fatto altro che mettere in pratica la Regola di San Francesco di Paola.
Ha vissuto gli ultimi mesi della sua vita nella sua stanza del convento a Paola, assistito amorevolmente dagli altri frati. Sulla sua porta c’era una frase che recitava “entrate con animo e volto sereno se potete”. Quell’animo e volto sereno padre Giovanni ce lo consegna anche in questo tempo in cui stiamo vivendo la nostra vita di reclusione, in tempo di pandemia.
Avremmo voluto ricordarlo in maniera diversa, pensando a cose più grandi, non per fare rumore perché non amava il rumore, amava il nascondimento e l’essenzialità delle cose, ma per ricordarlo e per farne memoria perché farlo rivivere nella nostra memoria significa richiamarne anche i valori alti che hanno accompagnato la sua vita sacerdotale e religiosa.
Non avendolo potuto fare come avremmo voluto, vivremo un appuntamento particolare il 25 marzo, alle 19.30 in presenza nella parrocchia di San Francesco di Paola in Lamezia (e con trasmissione online sulle pagine Facebook della Parrocchia San Francesco di Paola e San Pancrazio Padri Minimi e Santuario Regionale San Francesco di Paola) con una veglia di preghiera, una riflessione e qualche testimonianza, il tutto accompagnato dagli scritti di Padre Giovanni, per ridire a noi stessi tutta la speranza che ha saputo infondere nei nostri cuori.
BIOGRAFIA PADRE GIOVANNI VERCILLO
Padre Giovanni Vercillo, nasce ad Arcavacata di Rende (Cs) il 25 luglio 1944, da papà Antonio e mamma Luisa Santopaolo, umili e semplici agricoltori ma di grande spessore di fede. È il quinto di 7 figli: Rosa, Francesco, Maria, Luigi, Giovanni, Rita, Paolino. Racconterà Papà Antonio, di aver voluto sette figli, perché Papa Pio XII, in un breve Catechismo per le famiglie che conservava gelosamente, lo raccomandava come numero ottimale e benedetto da Dio. Vive la sua prima infanzia tra la semplicità del lavoro, lo studio e la preghiera, che scandiscono la giornata della famiglia. Nel settembre del 1955, avendo manifestato inclinazione alla Vita Consacrata, viene accompagnato al Collegio dei Minimi di Paola, per proseguire gli studi di scuola media e superiore. “Mi misero su un carretto, – racconterà – e in men che pensassi mi ritrovai a Paola! E vidi per la prima volta il mare”. La scelta dei Minimi, non fu casuale, in quanto già due zii paterni, fra Raffaele Vercillo e Fra Luigi Vercillo, militavano in Religione in qualità di Fratelli Laici. Fra Raffaele, Frate questuante, dopo qualche anno dell’ingresso di Giannino a Paola, morì nel Convento di Pizzo Calabro in odore di santità a causa di diversi segni prodigiosi, che gli venivano attribuiti. Anche una sorella di Papà Antonio, Suor Giuliana Vercillo, aveva abbracciato la Vita Consacrata, tra le Suore dei Sacri Cuori di Cosenza.
Terminati gli studi liceali, sotto la guida del compianto Padre Filiberto Mannarino, nel 1964 viene inviato a Paterno Calabro per adempiere l’anno di Noviziato e dove il 29 settembre 1965, emette la Professione dei Voti Temporanei. Da qui, viene inviato a Roma, presso il Collegio Internazionale dei Minimi di viale dell’Umanesimo dove, sotto la guida del genovese Padre Giulio Di Clemente, frequentando la Pontificia Università Lateranense, conseguirà i titoli accademici che gi consentiranno il 18 luglio 1970 di essere ordinato Sacerdote. Negli anni della formazione romana, respira e ed assimila le novità conciliari, che lo trovano attento e condividente. Partecipa con passione e determinazione ai movimenti innovatori del tempo, e matura una visuale sul mondo, che lo segnerà per la vita. Dopo l’Ordinazione, viene da subito destinato alla Comunita di Paola, dove si dedicherà all’insegnamento presso gli istituti scolastici della città ed all’animazione giovanile. Nel 1974, viene destinato alla comunità di Lamezia Terme Sambiase ove rimarrà fino al settembre 1986. Qui oltre all’insegnamento, si dedica ancora all’animazione giovanile, alla cura delle comunità delle frazioni di montagna, oltre che alla cura degli ultimi, gli zingari in maniera particolare insieme alle benemerite Suore del Bambino Gesù fondate dal Beato Nicola Barre’. Una parentesi importante, in questo periodo, rimarrà la sua permanenza in Africa tra il 1982/83. Questa esperienza, rimarrà indelebilmente nella sua Memoria Sacerdotale. Nel settembre 1986, viene trasferito al Convento di San Francesco di Paola in Via Popilia a Cosenza in qualità di Superiore Parroco. Un quartiere particolare e difficile, dal quale, in breve tempo, non stenterà a farsi voler bene ed apprezzare. Anche qui si spende per gli ultimi! Anche qui consumera’ il suo tempo per gli Zingari, i carcerati e le loro famiglie. Nel corso dell’anno 1989, scopre di essere affetto da un tumore inguaribile. A nulla valgono i viaggi in diversi centri del nord Italia, nei quali a più riprese, si sottopone ad intervento chirurgico. Nell’Agosto 1990, a causa dell’avanzare inesorabile della malattia, viene riportato nel Santuario di Paola allo scopo di fornirgli cure più puntuali ed adeguate data la vicinanza e la familiarità con i medici, il personale infermieristico e le Suore di Maria Bambina, del nosocomio paolano. Sopportando con grande coraggio ed edificante fede il tempo della malattia, la morte lo vince la sera del 23 Novembre 1990. Riposa nel cimitero comunale di Rende, in attesa del giorno della Resurrezione.