Un Papa grande, grandissimo nonostante le sue gaffe teologiche e le sue ambiguità dottrinali. Un Papa, ma prima di tutto, un uomo che si è sporcato le mani perché parroco prima, vescovo poi, tra le strade dei barrio argentini… Che peccato leggere in queste ore (in numero esiguo per la verità) di sacerdoti, giornalisti e opinionisti improvvisati, che hanno da ridire sullo stile del Papa, sulla sua semplicità, sulle sue iniziative fuori dagli schemi, fuori dagli inutili e macchinosi protocolli cari a chi crede che, quella sia la tradizione della Chiesa piuttosto che un inutile tradizionalismo che nel corso del tempo ha appesantito la chiesa stessa di inutili sovrastrutture …
Francesco: gesti e parole da uomo libero che magari sbaglia ma che non si piega “al così fan tutti”, “al non è conveniente”, “al che dirà questo o quello”…
Ambiente, poveri, ultimi degli ultimi, pace (l’UNICO ad invocarla sempre!), economia, periferie (Tor Bella Monaca, Scampia, Brancaccio, Lampedusa… per dirne qualcuna), “la lavanda dei piedi” non con il grembiule ricamato della sacrestia di San Pietro, ma il grembiule del servizio in carcere, le donne nella Chiesa, il cinema, lo sport, la scomunica ai mafiosi… Ci ha mostrato la Chiesa sognata da tanti di noi, di chi ha vissuto una Chiesa fuori dalle sacrestie ( che pure è possibile) La Chiesa di Don Tonino Bello (il potere dei segni non i segni del potere, del grembiule non della stola) la Chiesa di mio zio, P. Giovanni che negli anni ‘70 nel Catanzarese scendeva dall’altare e si rifiutava di sposare minorenni i cui padri erano con il fucile dietro lo stipite del portone… La Chiesa di P.Vittorio Siciliani che a Scampia raccoglieva sul marciapiede i ragazzi del rione uccisi per il traffico di droga…
Quanti dei preti, detrattori di Francesco, che in queste ore scrivono, hanno mai portato un thè caldo sotto il colonnato del Bernini? Oppure hanno salito 14 piani a piedi per portare una matita alla figlia di una prostituta? Quanti vescovi, che hanno arricciato il naso durante questo pontificato, hanno aperto l’episcopio come faceva don Tonino per dare rifugio a mamme migranti con i loro piccoli? Qualcuno critica i bagni e l’ambulatorio per i poveri voluto in Vaticano come se fosse stata un’operazione di marketing… Hanno mai prestato la propria doccia ad un barbone puzzolente? Hanno mai portato da mangiare nelle Vele di Scampia? Oppure sono morti per “amore del loro popolo” come Don Peppino Diana? Dai nostri altari non abbiamo neanche il coraggio di dire a voce alta cosa non va in una parrocchia di 4 gatti e vogliamo dire ad un Papa che non c’è più, come avrebbe dovuto fare il Papa… Sicuramente all’interno dei sacri palazzi ci saranno state dispute, epurazioni improvvise e inspiegabili, colombe e serpenti che avranno fatto il bello e brutto tempo di questo pontificato… Ma la gente, anzi il popolo di Dio, semplice, quello che puzza di pecora, ignorante sulle cose di palazzo, guarda al Papa che è stato sia pure nelle sue incertezze e fragilità, un uomo libero. In questi tempi di intelligenza artificiale, di vite virtuali, di terza guerra mondiale a pezzi, dell’apparire piuttosto che dell’essere, dove i rapporti sono improntanti all’ipocrisia e all’opportunismo, la voce e l’esempio del Papa hanno permesso a tantissime persone prive di speranza spirituale e materiale di riavvicinarsi anche solo ideologicamente a Dio, alla sua bontà di Padre, alla sua misericordia… E ha dato forza ai tanti, tantissimi sacerdoti, religiosi, consacrati che si battono ogni giorno per il Vangelo e per restare fedeli alla loro vocazione.
Ci ha mostrato una Chiesa che ha a cuore i poveri e quindi rimane sempre sintonizzata sul canale di Dio, non perde mai la frequenza del Vangelo e che la persona viene prima della norma, che l’uomo non è fatto per il sabato… Ha chiesto una Chiesa che non si chiudesse nell’ autoreferenzialità e quanta ne abbiamo nelle nostre “cattedrali”??? Una Chiesa non in attesa di ricevere, ma di prestare pronto soccorso, ospedale da campo, imperfetta, ammaccata, incidentata ma viva…In molti si sono scandalizzati di questo Papa, ma il Vangelo in fondo è scandalo mentre qualcuno pensa ancora a pizzi, merletti e scarpette rosse, come se questi potessero rendere quella dignità che faccia riconoscere la Chiesa come faro nel mondo…
Il problema forte, oggi e non solo, è una Chiesa che si fa povera. Non solo che parli dei poveri e ai poveri, ma che si fa povera, che viva con i poveri. Abbiamo bisogno di una Chiesa che sia “forte con i forti povera con i poveri…” come diceva don Tonino Bello.
Grazie di tutto Papa Francesco, se Giovanni Paolo II è stato il Papa della Speranza (il Papa che ci ha traghettato nel terzo millennio, quello del “Varcare la soglia della Speranza”) e Benedetto XVI è stato il Papa della Fede e della Ragione, tu sei stato il Papa della Carità, il tuo sguardo è stato sempre fisso sugli ultimi e gli scartati.
Al di là di ogni cosa dobbiamo riconoscerlo, Papa Francesco ci ha provato: ha avviato processi (pedofilia, corruzione…), ha chiesto nei sinodi di parlare con parresia, di comprendersi, di “mettersi nei panni delle persone e del loro quotidiano”.
Ci mancherai Papa Francesco, ci mancherà il tuo accento argentino, la spontaneità, la tua trascinante ironia, i tuoi neologismi entrati nel nostro vocabolario: misericordiando, mafiare, balconeare, scarto, primeare…Ci mancherà la tua parola sempre pronta contro le ingiustizie, ci mancherà il tuo mostrarti uomo tra gli uomini: la tua teologia del corpo ci ha ricordato che prima Dio ha voluto prendere la nostra carne.
E’ arrivato, Francesco, dalla fine del mondo come una brezza di primavera…Era di marzo… E nell’aria quel “buonasera” ha aperto il cuore a tanti che da tempo avevano nostalgia di Dio…Ha aperto tante “questioni” che sicuramente il nuovo Papa sarà chiamato a “sbrogliare” e su cui magari metterà anche un’ auspicabile parola definitiva (leggasi per es benedizione agli omosessuali pietra di scandalo e ambiguità per molti) … Lo Spirito Santo sa cosa dovrà fare e non dovrà distrarsi nel prossimo conclave… Saprà, anche questa volta, fare la sua parte e “suggerire” un Papa unico e grande in questo momento storico come lo sono stati gli ultimi tre papi.
Grazie Papa Francesco perché ci hai lasciato delle omelie indimenticabili, comprensibili da tutti e sempre ricche di speranza: ne ho trascritte dí meravigliose come quella su San Giuseppe, una tra le prime del tuo pontificato oppure quella ai giovani in San Pietro, marzo 2013 “non lasciatevi rubare la speranza…”
Ci mancherai.
Noi continueremo a non fare sconti ai nostri sogni a non farci rubare la speranza: che il vento di primavera continui a soffiare…
Luisa Loredana Vercillo