La storia della ‘ndrangheta lametina. Al Civico Trame un laboratorio di antimafia di e con lo storico Fabio Truzzolillo

La storia della ‘ndrangheta lametina. Al Civico Trame un laboratorio di antimafia di e con lo storico Fabio Truzzolillo

Condividi

Lamezia Terme. Ancora un appuntamento del Laboratorio di cittadinanza per giovani protagonisti Civic Up, promosso dall’Associazione Antiracket Lamezia Ala in collaborazione con la Fondazione Trame ETS e sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese presso il centro culturale Civico Trame.

La storia della ‘ndrangheta lametina. Al Civico Trame un laboratorio di antimafia di e con lo storico Fabio TruzzolilloIl progetto, in dirittura d’arrivo per questa edizione, si arricchisce della presenza dello storico, scrittore e docente Fabio Truzzolillo, esperto di storia della ‘ndrangheta, ideatore e curatore del progetto “Trame di memoria” nelle scuole elementari e medie di Lamezia Terme e del laboratorio “La mafia raccontata dai bambini” che ha dato vita al volume “L’altra metà di Yusuf” (Coccole books, 2018).

Sabato 2 novembre alle 17 Truzzolillo incontrerà i partecipanti al laboratorio di Civic Up e i volontari di Trame e Ala per un confronto – dibattito, pubblico e gratuito, al quale tutta la cittadinanza è invitata a partecipare, stimolando una riflessione ad ampio raggio sulla storia della ‘ndrangheta lametina, che non rappresenta semplicemente un capitolo della più generale storia cittadina, ma si intreccia a più livelli con essa e ne determina profondamente gli sviluppi.

“La presenza di un forte potere criminale – spiega Truzzolillo – ha condizionato pesantemente le dinamiche economiche e sociali, la qualità della vita politica e della partecipazione democratica, la gestione del territorio e dei beni comuni, le opportunità di sviluppo produttivo, occupazionale e culturale.  L’analisi di tali effetti di lungo periodo deve guardare da vicino le dinamiche criminali e le relazioni politico-affaristico-mafiose che danno loro linfa. Ma non basta. È necessario considerare, infatti, anche le differenti letture del fenomeno di volta in volta proposte nel dibattito pubblico da media e istituzioni, perché da tali interpretazioni, non di rado interessate, sono dipese nel tempo le diverse strategie di contrasto messe in campo contro la criminalità, il loro fallimento o la loro efficacia, così come le più generali scelte politiche locali e nazionali, in grado condizionare tout court la vita dell’intera comunità”.

Non meno importante sarà riflettere sulla risposta della società civile.

“Salvo poche coraggiose voci di denuncia, il silenzio e la rassegnazione sono stati a lungo i tratti dominanti della società lametina di fronte alla violenza mafiosa. – continua – Tale mancanza è forse l’effetto più drammatico del controllo ‘criminale del territorio, perché è segnale di un cambiamento delle mappe mentali di ciò che vuol dire cittadinanza: in una società in cui la violenza deforma a proprio vantaggio ogni ambito della vita pubblica e prospera grazie a un capitale sociale di relazioni politiche ed economiche, si fa presto ad accettare l’uso privatistico delle risorse, dei beni comuni e delle istituzioni e l’idea che l’unica “salvezza” possibile sia quella individuale, a qualsiasi costo, con qualsiasi compromesso. Nell’isolamento le dinamiche di oppressione e di legittimazione finiscono pericolosamente per intrecciarsi” – conclude Truzzolillo.

Guardare al passato e analizzare alcuni momenti particolarmente significativi della storia cittadina, non è un esercizio di pura ricostruzione storica, ma un tentativo per dipanare questa complessità in nome di una necessaria e sempre urgente consapevolezza collettiva, e consolidare le vie d’uscita che l’associazione Antiracket, la Fondazione Trame e i progetti proposti dal Civico Trame – come Civic Up in questi anni – non si stancano di indicare.


Condividi