Il Vescovo Parisi in visita all’IIS “Costanzo” di Decollatura

Il Vescovo Parisi in visita all’IIS “Costanzo” di Decollatura

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Un incontro appassionato e appassionante quello che S.E. il vescovo di Lamezia, mons. Serafino Parisi, ha avuto con gli studenti (tanti) dell’IIS “L. Costanzo” di Decollatura e, in particolare, con le quarte e quinte classi di tutte e quattro le scuole che lo compongono. Presenti, infatti, anche gli studenti dell’istituto agrario di Lamezia Terme oltre ai ragazzi del liceo scientifico di Decollatura e dell’industriale di Soveria Mannelli.

Un tema importante e di strettissima attualità è stato al centro del colloquio del pastore lametino con gli studenti: “Custodire voce del verbo Amare”.

Un auditorium gremito ha accolto con grande entusiasmo il vescovo, accompagnato anche dai tre sacerdoti di Decollatura e Soveria Mannelli, don Francesco Santo, don Cristian Mion e don Roberto Tomaino.

Dopo la doverosa introduzione della dirigente scolastica dell’istituto, dott.ssa Maria Francesca Amendola e il saluto del sindaco di Soveria Mannelli, Michele Chiodo (assente il primo cittadino di Decollatura, Raffaella Perri per motivi di salute ndr), Parisi, che ha ricordato i suoi trascorsi come dirigente scolastico in un liceo, ha preso subito la parola salutando i tanti studenti in platea e puntando dritto sul grande problema dell’accorpamento scolastico.

“Ho avuto modo di intervenire al liceo “Galilei” di Lamezia, in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno scolastico lo scorso settembre, su questo tema – ha esordito monsignor Parisi – e l’ho fatto provocatoriamente con la vice presidente regionale, Giusi Princi, facendole presente e spero non se ne sia avuta a male, che l’accorpamento in zone di montagna come le vostre non ha senso, per una serie di motivi, primo lo spopolamento e il sensibile calo demografico. Si può praticare nei grandi centri dove ci si può spostare facilmente da una zona all’altra ma non nelle aree interne dove bisogna anche fare i conti con l’orografia, ovvero i vincoli reali imposti dalle montagne e quindi da un territorio molto particolare”.

I vari plessi dell’istituto con gli alunni frequentanti i vari indirizzi, hanno presentato le proprie scuole con le peculiarità del corso di studi. Questo ha dato al vescovo molti spunti di riflessione che hanno dato vita ad un dialogo molto coinvolgente.

Tanti i temi toccati. I ragazzi dell’indirizzo odontotecnico e quelli del sociosanitario hanno sottolineato l’importanza di fare qualcosa di concreto per il prossimo, come ad esempio le protesi per tutti coloro che non possono permettersele, grazie, come sottolineato anche da Parisi, anche alla stretta collaborazione con la Caritas diocesana. In grande evidenza il tema dell’inquinamento e dello sfruttamento eccessivo della terra, trattato dagli alunni degli istituti agrari di Lamezia e Soveria Mannelli. Si è arrivati a parlare anche dell’attualissima querelle sull’intelligenza artificiale e sulle moderne tecnologie, temi affrontati dall’ITI. E, poi, la grande questione legata al rapporto tra scienza e fede e la rivoluzione scientifica di Galileo Galilei.

Il vescovo, estremamente attento e meravigliato dalle abilità anche informatiche dei giovani discenti, ha approfondito tutti gli argomenti proposti, non con una semplice e poco accattivante lezione di teologia, ma lasciandosi interpellare e donandosi con estrema disponibilità ad un pubblico di studenti estremamente attenti e partecipi con quesiti importanti. Il dialogo del presule con gli studenti del “Costanzo” è diventata una sorta di lectio magistralis nella piena consapevolezza di darsi alla platea, legando l’intero dibattito da un unico filo conduttore: l’uomo e il suo senso di responsabilità verso il prossimo.

Rispondendo alle varie domande e commentando le diverse presentazioni, monsignor Parisi ha esordito affermando che “I giovani che nell’istituto odontoiatrico, ad esempio, con le loro protesi possono regalare un sorriso a chi non lo aveva più, ma non tanto per le loro creazioni, ma perché si sono presi cura delle persone che avevano bisogno. Così come custodire la terra e quindi non inquinarla, non costruire edifici negli alvei dei fiumi, significa amarla e salvaguardarla, prendendosene cura”.

“Il verbo amare – ha incalzato con fervore il vescovo – può essere messo in pratica solo facendosi responsabile di un’altra persona, quindi amarla. Responsabilità è una delle parole più importanti per l’uomo e questo vale anche per altri campi. Ad esempio quello di cui hanno parlato i ragazzi dell’industriale sull’uso responsabile delle moderne tecnologie e dell’intelligenza artificiale che, facilmente, potrebbe sfuggire di mano”.

Infine il dibattito su scienza e fede. “E’ un tema estremamente complesso e, di certo, non si può sviscerare in così poco tempo. Quello che, però, posso dire con certezza, è che la fede, che come la scienza può essere metodicamente investigato e proposto, è in grado di spingere la ragione ad andare oltre, perché la sola ragione avrebbe prodotto ben poco progresso da parte dell’essere umano che non vive nella barbarie se considerato come persona e non come individuo, raggiungendo lo stato di civiltà”.

“La scuola – ha concluso Parisi – deve insegnare, oltre alle nozioni delle varie materie, anche e soprattutto ad essere critici e a saper discernere ad avere la cultura per esaminare i fatti criticamente e saper dire anche di no, opporsi a certe scelte, soprattutto oggi che la società del consenso tende a voler livellare tutto e rendere le menti tutte uguali, ma questa non è la vera essenza dell’uomo. Bisogna stare attenti a non farci omologare, ma continuare a custodire la nostra vita e il nostro mondo per darlo al prossimo gratuitamente e liberamente”.


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