“La dignità delle cure passa attraverso il rispetto e la sicurezza degli operatori sanitari”. La Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale della Provincia di Catanzaro si pone in prima linea nel denunciare e stigmatizzare gli episodi di violenza e le precarie condizioni di sicurezza in cui sono costretti ad operare, in particolar modo, i medici di continuità assistenziale. L’occasione è offerta dall’incontro “Rispetta chi ti cura! Stop alla violenza!” promosso dal vice sindaco di Catanzaro, dott.ssa Giusy Iemma che si è svolto nella Sala dei Concerti di Palazzo De Nobili.
“Non è ammissibile – ha detto il segretario provincialedella Fimmg Catanzaro dott. Gennaro De Nardo – che le postazioni di continuità assistenziale operino di notte con un solo sanitario senza il supporto di personale amministrativo o infermieristico. Per tali ragioni reputocondivisibile quanto ha detto poco tempo fa il generale Antonio Battistini sulla possibile chiusura di quelle postazioni che non garantiscono le necessarie condizioni di sicurezza. Sicuramente una dichiarazione forte quella del commissario straordinario dell’Asp di Catanzaro e Vibo Valentia che nessun politico avrebbe avuto il coraggio di fare”. “Oggi – ha proseguito il dott. De Nardo – si potrebbe pensare ad un accorpamento delle postazioni di continuità assistenziale. Il criterio fino ad oggi adottato è stato quello della prossimità del servizio che non è più applicabile per una serie di fattori: i medici sono pochissimi e non c’è ricambio generazionale nel settore. Inoltre, paghiamo un prezzo altissimo per lachiusura nell’accesso alla Facoltà di medicina. E anche per poter accedere nell’ambito della medicina generale è necessario che gli operatori abbiano maturato un titolo,proprio con il corso di formazione in medicina generale. Tali fattori riducono la possibilità di avere medici disponibili ad operare all’interno del servizio di continuità assistenziale”. “A questo punto – puntualizza il dott. De Nardo – bisogna prendere coscienza della realtà e decidere se investire sul servizio di continuità assistenziale. La soluzione potrebbe essere quella di accorpare le postazioni di continuità assistenziale secondo un criterio di efficacia e di efficienza del servizio e non di prossimità. Nelle postazioni accorpate ci dovrebbero essere due medici e un infermiere. Con tale modus operandi si assicurerebbe serenità e sicurezza agli operatori sanitari e si tutelerebbero le legittime aspettative dei cittadini”.
“Le Unità complesse di cure primarie, aggregazioni multiprofessionali con medici, personale di segreteria, infermieristico, specialisti, hanno lavorato in questi anni – ha evidenziato il dott. Antonio Guerra della Fimmg Catanzaro – sulla gestione delle cronicità. Gli obbiettivi sono stati: diminuzione dei ricoveri e diminuzione dei codici bianchi per l’accesso improprio in pronto soccorso. Dal 2013 al 2016, come Uccp di Catanzaro,abbiamo ridotto del 60% gli accessi in pronto soccorso per patologie croniche quali diabete, btco(broncopneumopatia cronica ostruttiva) e ipertensione. In quegli stessi anni abbiamo anche ridotto del 20% il numero dei codici bianchi. Oggi la continuità assistenziale viene ospitata all’interno delle nostre Uccpusufruendo delle condizioni di sicurezza e dei diversi servizi che tali strutture offrono, inclusa la videosorveglianza. Una condizione assolutamente diversa rispetto a quella di un medico costretto a svolgere il proprio lavoro in una postazione isolata”.
“Occorre puntare sulla programmazione per arginare il fenomeno della violenza sugli operatori sanitari” ha tenuto a precisare la dott.ssa Caterina Laria, segretaria provinciale della Fimmg Catanzaro – settore pensionati. “Il dato certo, sul quale è ritornato più volte il generale Battistini, è l’inclinazione del rapporto medico-paziente. E’ da qui – ha puntualizzato la dott. Laria – che bisogna partire. La proposta che rivolgo al sindaco di Catanzaro è quella di organizzare una Commissione permanente, composta da figure professionali idonee a dare un contributo importante a risolvere il problema della violenza sugli operatori sanitari. Solo così potremmo ottenere risultati di rilievo. Da soli non si va da nessuna parte”.