“Questa mattina, non sulla strada da Gerusalemme a Gerico ma nell’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme, nei pressi del TDM, tanti Utenti sostavano, da qualche ora in piedi, in attesa di essere visitati nell’ambulatorio di Pneumologia.
Non erano persone in grado di stare in piedi per lungo tempo perché fragili. Un utente è venuto allo sportello del TDM per segnalare il proprio disagio. Oggi, di turno allo sportello, invece di reiterare, tramite URP, il passaggio online della segnalazione ai responsabili dell’azienda ho scelto un gesto evangelico di normale compassione, portando all’esterno della sede le sedie necessarie per rendere agli utenti, ancora in piedi, l’attesa meno scomoda. Premetto che questa mia narrazione intrisa di amarezza non riguarda i medici e gli infermieri che si occupano, scrupolosamente, di visite specialistiche e di esami strumentali e non certo di arredamento dei nosocomi. I destinatari di questa mia annotazione critica sono invece coloro che dell’efficienza logistica dovrebbero occuparsi e che, nonostante le reiterate segnalazioni, privano i pazienti anche delle sedie o si disinteressano di restituire agli ingressi al corridoio adiacente agli ambulatori specialistici, divelti e incustoditi, l’originale funzione di porte di sicurezza. Forse ho peccato di presunzione nel voler dare ad un gesto compassionevole i crismi della Parabola e me ne scuso. In effetti, nell’ospedale lametino, questa mattina, non c’erano Gerusalemme e Gerico, non c’era il ferito percosso dai briganti e abbandonato, nè i Sacerdoti e i Leviti che hanno fatto finta di niente; nell’ospedale di Lamezia Terme c’è stato, da parte di un improbabile Samaritano, soltanto un tentativo, anche se improprio, di rottura dell’indifferenza”.
Così in una nota Fiore Isabella (Responsabile TDM Lamezia Terme della Rete di Cittadinanzattiva)