Lamezia Terme – Ancora un confronto importante per parlare di legalità e giustizia presso il Liceo scientifico “Galilei” di Lamezia Terme. Ospiti, lo scrittore e giornalista, Antonio Cannone e Walter Aversa che hanno dialogato con gli studenti approfondendo i temi trattati nel libro “Quando la ‘ndrangheta sconfisse lo Stato”.
Molte le domande che gli studenti hanno rivolto all’autore del libro e a Walter Aversa, primogenito del sovrintendente di polizia, Salvatore Aversa e Lucia Precenzano, assassinati dalla mafia a Lamezia il 4 gennaio 1992. A dare il benvenuto, la dirigente dell’Istituto, Teresa Goffredo verso la quale sono stati indirizzati gli apprezzamenti dei due ospiti per “l’impegno della sua scuola verso la legalità”. A coordinare l’iniziativa, le docenti Mirian Rocca e Monica Pascuzzi che hanno svolto un’intensa e lodevole attività di preparazione all’incontro.
Cannone e Aversa hanno ricordato la drammatica vicenda del duplice omicidio dei coniugi Aversa, parlando del 1992 come l’avvio “della strategia della tensione messa in atto dalla mafia che partì proprio da Lamezia per arrivare poi alle stragi di Falcone, Borsellino e delle loro scorte”.
Anche Lamezia non fu risparmiata e a cadere fu proprio “un poliziotto integerrimo come Salvatore Aversa”. Cannone ha parlato dei tanti “errori giudiziari della vicenda e della condanna del Pm dell’epoca. Della pervasività della mafia nelle istituzioni e dell’importanza di ricordare queste figure che hanno rappresentato e rappresentano un esempio da seguire per l’affermazione della legalità”. Così come, è stato altresì ricordato “un altro omicidio eccellente, quello del giudice Francesco Ferlaino assassinato il 3 luglio del 1975 in pieno centro a Lamezia ancora oggi senza colpevoli, come pure il duplice omicidio dei due operatori ecologici, Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano. Anche questo rimasto senza colpevoli”. Omicidio “che si inquadrava in una logica perversa che vedeva le cosche interessate all’accaparramento dell’appalto sulla nettezza urbana con le complicità di una certa classe politica”.
Momenti di commozione nel racconto di Walter Aversa che ha ripercorso quei tragici momenti. “Abbiamo avuto una grande forza e il dolore tutt’ora ci accompagna. Ma siamo consapevoli che ripercorrere quelle vicende in luoghi come la scuola può e deve contribuire a rendere i giovani consapevoli delle scelte da fare e da che parte stare”.
“Ancora oggi – ha sottolineato Aversa – non sappiamo tutta la verità e molti sono rimasti i lati oscuri. L’omicidio dei miei genitori ha molti simbolismi, dalla pistola rubata ad un poliziotto con la quale sono stati uccisi, alla profanazione della bara di mio padre nel cimitero di Castrolibero”. Questi ed altri aspetti “lasciano dubbi su un caso sempre aperto che ha colpito non solo noi ma l’intera città”. Aspetti e circostanze inedite raccontate nel libro di Cannone che pone numerosi interrogativi su un caso, ha chiosato l’autore “da indurre il Csm ad utilizzare proprio questa esperienza facendola studiare come “esempio da non seguire” in un corso riservato agli uditori giudiziari”. Un’indagine sbagliata frutto di “negligenze e omissioni”.