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Comitato per la stabilizzazione dei tecnici al Sud esprime rammarico per atteggiamento del Governo

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“Il Comitato per la stabilizzazione dei tecnici al Sud esprime, ancora una volta, tutto il proprio stupore e il proprio rammarico rispetto all’atteggiamento che il Governo continua ad avere nei confronti di una questione così delicata ed attuale.

Come già espresso nel precedente Comunicato rilasciato il 7 settembre scorso, non si capisce come sia possibile continuare a ignorare la presenza di circa 700 funzionari tecnici precari all’interno degli stessi Enti a cui il nuovo c.d. Decreto Sud fa riferimento: risorse che da ormai due anni lavorano con abnegazione, promuovendo proprio quel rafforzamento della capacità amministrativa in ambito di politiche di coesione che il citato Decreto Sud si propone di attuare mediante l’assunzione (questa sì a tempo indeterminato) di nuove 2200 unità di personale da formare ex novo.

Nel frattempo, i “tecnici al sud” ormai decimati dalla mancanza di prospettive certe, e quindi per la maggior parte passati ad occupazioni più stabili, sono quotidianamente alle prese con i progetti delle Politiche di coesione e con l’attuazione degli Interventi finanziati nell’ambito del PNRR ad enti territoriali che, senza il loro apporto, sarebbero più che mai in affanno.

Questi lavoratori stanno invero maturando una esperienza preziosa e apportando un fondamentale contributo in un momento storico in cui il Piano nazionale di Resilienza è in una fase cruciale, e la complessità della documentazione finalizzata alla corretta applicazione normativa e regolamentare e alla consequenziale esecuzione dei numerosi e complessi adempimenti previsti avrebbe scoraggiato moltissimi Enti sia a partecipare ai bandi che ad attuare i progetti finanziati, portandoli probabilmente al definanziamento o alla rinuncia ex ante.

Ciò nonostante, la preziosa presenza dei Tecnici al Sud, sempre più prossimi alla scadenza contrattuale, non riceve che il silenzio da parte del Governo centrale.

Quasi considerati come figli di un Dio minore, mandati inizialmente allo sbaraglio senza formazione né alcun coordinamento centrale, continuano a passare inosservati ad oggi agli occhi della stessa Agenzia di Coesione che li ha selezionati e finanziati, e allo stesso modo dal Dipartimento delle politiche di Coesione.

Perfino l’ANCI, che si vorrebbe dalla parte dei Comuni nel senso di tutelare le competenze già “in pancia” dei medesimi, non si è mai espressa sul destino lavorativo di queste risorse, proponendosi invero per la collaborazione al Dipartimento per le Politiche di Coesione in merito alle citate misure di assunzione a tempo indeterminato di nuove figure, quelle appunto di cui al Decreto Sud.

Tale inopinato silenzio mal si concilia con la dettagliata rendicontazione dell’operato svolto, inviato all’Agenzia di Coesione dalle amministrazioni “ospitanti”: dati alla mano, fatti e non parole, obiettivi intermedi (Milestone) raggiunti, analisi dettagliata di un lavoro in un campo “nuovo” di elevata difficoltà, che è stata fronteggiata con elevato sforzo e competenze; né si può tacere, ancora, l’ampio supporto dato agli Enti anche rispetto alle attività ordinarie degli uffici.

Indigna e meraviglia non poco, per tutto quanto premesso, il recente mancato accoglimento degli emendamenti presentati al DL 124/2023, che avrebbero esteso ai tecnici al sud la medesima copertura finanziaria individuata per le nuove assunzioni, sgravandone gli enti destinatari fino al 31.12.2029: un incentivo non da poco, soprattutto per enti locali i cui bilanci sono in costante difficoltà. La domanda è quindi la seguente: il Governo sceglie di assumere e formare 2200 nuove figure a tempo indeterminato, a supporto dei Comuni sulle politiche di Coesione, nulla prevedendo in merito alla stabilizzazione di 700 lavoratori a tempo determinato che già assolvono meritoriamente allo stesso compito, e che tra 12 mesi vedranno scadere il proprio contratto di lavoro?

Il Comitato non intende subire passivamente un comportamento così evidentemente iniquo e discriminatorio, in quanto tale procedura concorsuale rappresenterà una palese disparità di trattamento dei lavoratori nell’accesso al pubblico impiego: pertanto, proseguirà e rafforzerà le proprie pretese, ritenendo la propria battaglia giusta, opportuna e necessaria.

Pertanto, si coglie l’occasione per comunicare l’adesione massiva allo sciopero generale del Pubblico Impiego indetto dalle principali sigle sindacali per il prossimo 17 novembre, come prima forma di manifestazione, rivendicazione e di forte affermazione della propria dignità e dei propri diritti da parte dei Tecnici al sud, cui ne seguiranno altre a stretto giro qualora le loro aspettative dovessero permanere ancora frustrate e disattese.

Si confida tuttavia che la Politica tutta, e in particolare le forze di maggioranza, possano trovare una soluzione e un giusto esito per le descritte istanze di stabilità, prevedendo con appositi emendamenti al c.d. decreto fiscale in sede di prossima conversione in legge, o al più tardi nel c.d. milleproroghe, la necessaria copertura finanziaria che possa incentivare gli enti di assegnazione a stabilizzare i lavoratori che questo Comitato, convintamente, rappresenta”.

Così in una nota il Comitato per la stabilizzazione dei Tecnici al sud.


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