Davanti ad un’attenta cornice di pubblico nell’accogliente piazza Marconi a Falerna centro, è stato presentato il libro “Quando la ‘ndrangheta sconfisse lo Stato” di Antonio Cannone.
Il nuovo saggio del giornalista e scrittore lametino, edito da Luigi Pellegrini Editore per la collana mafie diretta da Antonio Nicaso, a poco meno di due mesi dalla pubblicazione sta riscuotendo notevoli consensi in libreria e negli store on line. L’iniziativa, voluta dal Circolo Lo Scarabeo e dall’intraprendente Carmela Gagliardi, è stata introdotta dal saluto di Gianna Folino Gallo. A dialogare con Cannone e Aversa, l’avvocato Luigi Muraca che aprendo il confronto ha analizzato con lucidità e puntuale analisi il tema del libro e le implicazioni con quanto accaduto nel ‘92 e nel ‘93, approfondendo le questioni sociali e politiche di un periodo costellato dalla presenza asfissiante della criminalità, che ha comportato per la città di Lamezia ben tre scioglimenti del Consiglio comunale.
Alle sollecitazioni di Muraca hanno risposto alternandosi, Cannone e Aversa che hanno rimarcato il periodo buio che culminò con il duplice omicidio del poliziotto Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano uccisi dalla mafia a Lamezia Terme il 4 gennaio 1992, preceduto dalla strage di due netturbini innocenti, Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano. “Un integerrimo servitore dello Stato – ha detto Cannone – che non aveva paura di nulla e che fu lasciato solo a combattere una mafia di serie A. Nel libro emergono molti elementi dai quali si intuisce come tante furono le falle durante le investigazioni, compresa la condanna del Pm. Il lavoro da fare oggi, a distanza di tanti anni, è quello di parlare ai giovani per far conoscere quanto accaduto perché la memoria è importante. La scuola in questo senso rappresenta un avamposto culturale decisivo”. Aversa dal canto suo ha sottolineato la perseveranza del padre “nell’affrontare con decisione la criminalità organizzata senza timore. Indagava sul terribile duplice omicidio dei due poveri netturbini, umili lavoratori uccisi senza un perché se non solo per interessi di chi aveva intenzione di gestire l’appalto della nettezza urbana”, facendo riferimento anche ad una classe politica silente. “Il delitto dei miei genitori non sollevò alcun un dibattito serio in città fra le forze politiche. Così come è da evidenziare con forza che a Lamezia sono stati commessi delitti eccellenti come quello del giudice Francesco Ferlaino, sul quali non è stata fatta luce. Non si conoscono né esecutori e né mandanti sia per questo delitto che per quello di Tramonte e Cristiano. E anche su quello dei miei genitori tanti sono ancora oggi gli interrogativi”. Incalzati dalle riflessioni e dalle domande di Muraca, Cannone e Aversa hanno altresì evidenziato il ruolo della testimone Rosetta Cerminara, condanna per calunnia, quello dei due pentiti della Sacra corona unita, Speciale e Chirico che si autoaccusarono del duplice omicidio di via dei Campioni. Una serata che ha riportato al centro del dibattito il ruolo della politica, della scuola e delle istituzioni.