Si è svolto a Torino, nell’ambito del Salone del libro, la presentazione ‘Dai campi di prigionia nazisti a Salò. Il diario di Antonio Bruni’, dialogo tra la giornalista Maria Chiara Caruso e Giorgia Gargano, assessore alla Cultura del Comune di Lamezia Terme.
L’incontro dedicato alla memoria e alla libertà, è stato organizzato da Amalia Bruni, Consigliere Regionale del Partito democratico, in qualità di Vicepresidente della Commissione Sanità e cultura. Quella scritta da Giuseppe Ferraro è una storia che ci racconta qualcosa di assolutamente unico di quel contesto di prigionia e degli anni della Seconda guerra mondiale. Un diario che ripercorre le condizioni di vita all’interno dei campi, i rapporti con i compagni di lager, le lotte per sopravvivere alla fame, al freddo, ai maltrattamenti, all’abbattimento umano e morale. La giornalista Caruso ha parlato del libro affermando di “averlo sempre amato. Quando si parla di uomini come Antonio Bruni, capisco perché faccio questo mestiere. Il diario di un uomo che ha appuntato tutto ciò che ha visto e vissuto in un periodo difficilissimo della sua vita. La complessità ed insieme la semplicità di un essere umano. Sentire ed ascoltare le parole di chi ha vissuto i campi di concentramento, attraverso questo libro, è un’esperienza di crescita e di riflessione. Ritroviamo diversi elementi: le lotte per la sopravvivenza, gli intrecci dei rapporti umani, la preghiera, la spiritualità, le angherie dei campi di prigionia.Questo libro è un invito a non sprecare il tempo che ci è donato”. L’Assessore Giorgia Gargano ha sottolineato come questa testimonianza sia “un dono, un’esperienza di vita che ci viene generosamente regalata come spunto per riflettere su cosa significhi vivere la guerra ed i campi di prigionia. L’autore Giuseppe Ferraro ha preso in carico il diario di Antonio Bruni, sia da un punto di intellettuale che emotivo, ed attraverso la sua pubblicazione ha condiviso l’esperienza di un uomo che è quella di tanti altri soldati del nostro Paese. Un esempio di scrittura terapeutica. Attraverso questi contenuti riusciamo a comprendere meglio noi stessi, il nostro passato, la nostra storia”. Per Amalia Bruni, infine, “Questo diario viene fuori in maniera quasi inconsapevole, è la voce di tanti soldati che hanno vissuto esperienze simili alla sua. È patrimonio della nostra storia, non solo di calabresi ma di italiani. È fonte di profonda riflessione rispetto alle tantissime guerre che ancora oggi, nostro malgrado, siamo costretti a vivere”.