“La situazione del servizio di continuità assistenziale è particolarmente critica. Urgono interventi immediati per renderlo maggiormente accessibile ai medici di medicina generale a ciclo orario che sono chiamati a erogare prestazioni indispensabili per i cittadini”. E’ il grido d’allarme lanciato dal segretario generale della Fimmg di Catanzaro, dott. Gennaro De Nardo.
“Stiamo assistendo – denuncia il dott. De Nardo – alla progressiva chiusura di postazioni di continuità assistenziale, come ad esempio quelle di Botricello e Marcedusa. La preoccupazione dei Sindaci di queste comunità è grande e comprensibile per quanto accaduto”.
Ma le criticità investono anche la città di Catanzaro, capoluogo di Regione e di Provincia. “In modo particolare – spiega il segretario provinciale Fimmg – le postazioni di continuità assistenziale situate nei centri urbani, definite ad alta intensità operativa, sono poco attrattive per i medici rispetto alle strutture periferiche. In circa nove anni la postazione di Catanzaro Nord, ospite nella sede Uccp, non ha mai abbassato la saracinesca per mancanza di medici di continuità assistenziale. Solo nel mese scorso, invece, la struttura è rimasta chiusa per quattro volte. I motivi sono legati alla mancanza di medici preposti a svolgere questo importante e indispensabile servizio per la comunità, in quanto difficile e oneroso per chi lo pratica. Inoltre, la chiusura di postazioni di continuità assistenziale, dovuta alla mancanza di personale, ha comportato un sovraccarico di lavoro per le altre strutture rimaste attive sul territorio senza determinare un riconoscimento economico aggiuntivo per i medici.
Esempio tangibile che attesta questa situazione paradossale è rappresentato della postazione di Catanzaro Nord che oltre a soddisfare le richieste del già ampio bacino d’utenza, spesso viene incontro alle esigenze dell’istituto penitenziario incrementando sensibilmente il carico di lavoro dei medici”. “Occorre necessariamente voltare pagina con un obiettivo preciso: restituire la giusta dignità alla categoria dei medici di medicina generale a ciclo orario con interventi concreti e indifferibili. I professionisti sono, inoltre, spesso costretti a salire su ambulanze demedicalizzate andando oltre le loro naturali mansioni. Aumentano, quindi, complessivamente sia la mole di lavoro che le responsabilità dei medici, senza che questi aspetti siano tenuti nella dovuta considerazione. Pertanto la Fimmg – prosegue il segretario provinciale – auspica che le istituzioni intervengano nel più breve tempo possibile per rendere maggiormente attrattivo e accessibile il servizio di continuità assistenziale. Proprio in questi giorni, infatti, si sta lavorando ad un accordo integrativo regionale per la medicina generale. L’occasione si presenta propizia per prevedere interventi incentivanti e rispettosi della dignità professionale dei medici di medicina generale a ciclo orario, altrimenti si assisterà ad un progressivo depauperamento del servizio di continuità assistenziale”.
“Il sistema sanitario regionale – conclude il dott. De Nardo – non può prescindere dalla medicina territoriale. E’ questa la strada da percorrere se si intende riorganizzare l’offerta sanitaria ed assolvere al più importante dei servizi per i cittadini: la tutela della salute pubblica”.