“La scuola è vita: essa trasuda umanità in tutte le sue forme. È studio, conoscenza, cultura, apprendimento dei saperi, ma è soprattutto teatro di crescita civile e di cittadinanza; è luogo in cui nascono e crescono affetti, sentimenti; luogo in cui germoglia la manifestazione del sé. E relazione, socialità; è il luogo in cui il “rispetto” è il valore intorno al quale ruotano tutte le azioni”.
Queste le premesse, ha affermato la Dirigente Scolastica Susanna Mustari, all’apertura dei lavori, alla base della celebrazione dioggi che vede gli studenti del Campanella, riflettere su una tematica tanto attuale quanto socialmente complessa. Una… Nessuna… Centomila “siamo tutti noi, costretti a ripercorrere la storia, una storia fatta di ignoranza e luoghi comuni di cui le donne, nel corso dei secoli, hanno subito effetti e conseguenze”.
In presenza delle Istituzioni, ospiti il Sindaco Paolo Mascaro e l’Assessore alla Cultura e all’Istruzione Giorgia Gargano, i lavori sono stati introdotti dalla musica di due grandi artisti, il trombettista Rocco Riccelli e il pianista Diego Apa, docenti dell’indirizzo musicale del Liceo Campanella. Un programma fittissimo, costruito dagli studenti ha dato vita a momenti di grandi emozioni. La regia straordinaria del prof. Daniele Augruso, i brani eseguiti da Giada Spina e Marta Guzzi a cura della prof.ssa Giovanna Massara con l’accompagnamento strumentale guidato dal prof. Apa; le pièce teatrali a cura del Dipartimento di Lettere, “10 donne morte per femminicidio”, “Mi chiamo clara… Clara… CLARA”; il flash mob messo in scena dagli studenti del coreutico; i video preparati dai ragazzi, le installazioni sparse per l’Istituto; “l’albero delle mani” la sublime esibizione di Aurora Filippis e Martina Corea che hanno interpretato C’est la vie di Achille Lauro e il monologo di Franca Rame, rapita e stuprata per il suo impegno civile e culturale, con la coreografia dell’encomiabile prof. Roberto Tripodi e l’arrangiamentomusicale del prof. Giovanni Nicotera ; e ancora il monologo di Emma Watson proposto in doppia lingua, inglese e italiano dal dipartimento di lingue; i video costruiti dai ragazzi attingendo alle grandi opere d’arte di tutti i tempi e alle scene di una quotidianità malata. Ingredienti tutti miscelati con toni preoccupati e materni nell’intervento della Dirigente Mustari, la quale con forza ha sottolineato come “stereotipi, preconcetti, “distorsioni” culturali siano alla base di un pensiero che troppo spesso degenera nella violenza e nell’aggressività. Esiste un campionario infinito di detti che oscilla tra denigrazione offese e violenza, un campionario di proverbi e di vecchi adagi in cui le donne sono associate alle peggiori cose. Qualche esempio? “la bontà di una donna, il vento e la buona sorte, durano poco”, “auguri e figli maschi”, “nottata persa e figlia femmina”, “donna ridarella o santa o puttanella”, “dove son donne e gatti, son più parole che fatti”, “la donna e l’orto vogliono un sol padrone”, “Donne, asini e noci vogliono mani atroci”. In realtà, continua la Dott.ssa Mustari, se spostiamo categorie e proverbi per guardare nel fondo, troveremo che il problema è principalmente uno, come evidenziano i sociologi, che quando si cresce assorbendo una determinata cultura, quella in qualche modo emerge nei momenti inaspettati perché la si interiorizza E talvolta si rischia di interiorizzare, pur non volendo, tutto: sessismo, omofobia, razzismo. I fiumi di rabbia, di violenza e di sangue contrastano con le leggi, con la giustizia certa per i carnefici, di certo si arginano con la cultura, quella vera, che contrasta quei messaggi chiari o subliminali veicolati ancora dai mass-media, che diventano strumento di potere di aggressione verso le donne, con le costanti campagne di sensibilizzazione, in famiglia, a scuola, all’università e nella vita sociale. Bisognaconoscere il pericolo, scegliere di vivere rapporti costruttivi laddove prevalga il “noi”, dentro i quali trovare le sane coordinate esistenziali. Puntare alla propria realizzazione, slacciarsi dalle varie forme di dipendenza, curare se stessi con la consapevolezza che chi offende una donna offende il diritto alla vita, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità. Chi offende una donna rappresenta un ostacolo per lo sviluppo di una società democratica. La violenza contro le donne è un crimine contro l’umanità”.
Presenti tra gli ospiti il dottor Simone Passarelli, psicologo e psicoterapeuta che quest’anno sarà a disposizione degli studenti del Campanella; nel suo intervento ha espresso lo stupore per la capacità partecipativa dimostrata dagli studenti. “Vedere dei giovani così coinvolti, ci permette di sperare che il cambiamento sia in atto. Trovare la forza di parlare è un atto di coraggio. Ascoltare è importante; aprirsi significa fare un grosso sforzo, entrare in conflitto anche con se stessi; ma l’ascolto è la prima “medicina” utile per sradicare il male della paura”.
Un’azione corale, che ha coinvolto alunni e docenti i quali, nel rispetto delle misure anti covid, hanno lavorato nelle proprie classi, costruendo percorsi di cittadinanza attiva, di consapevolezza e sensibilità verso una tematica che, come affermato dal Presidente Mattarella “è un fallimento della nostra società nel suo insieme Per uscire da questa spirale è necessario educare: educare al rispetto, educare alla parità, educare all’idea che mai la forza può costituire uno strumento di dialogo”.
E in chiusura, la Dirigente, riprendendo i versi della poetessa catanzarese recentemente scomparsa, Giusy Verbaro, rivolge un invito ai ragazzi: “Dobbiamo capire che non siamo “manichini svuotati di pensiero, a cui puoi anche appendere frange e orpelli, senza rendergli un volto”. Bisogna difendere e affermare la propria dignità, la propria identità di persona, al di là della nostra identità di genere”.