In occasione della giornata internazionale della lotta alla violenza sulle donne, il primo Pronto Soccorso Rosa nato in Calabria nel 2015 rinnova il suo impegno a disposizione delle donne in grave difficoltà. Dalla sera del 24 sino alla sera del 25 novembre il Pronto Soccorso di Lamezia Ferme s’illuminerà di arancio, il colore che è simbolo di una battaglia che tante donne e tanti uomini combattono mettendo a disposizione le proprie competenze professionali e la propria sensibilità come volontari.
L’AIDM, associazione nazionale italiana donne medico, e l’associazione Senza Nodi, saranno insieme per ribadire la necessità che le donne siano assistite, protette e curate e per sottolinearlo hanno scelto d’illuminare un luogo simbolo, come il pronto soccorso di Lamezia Terme, che è stato il primo pronto soccorso in Calabria e tra i primi in Italia, a creare il percorso Rosa. “Per noi la lotta ad ogni forma di violenza è un impegno quotidiano che ormai, sotto diverse forme, portiamo avanti da anni. Siamo convinte – dice Nadia Donato presidente dell’associazione Senza Nodi – che 108 donne uccise dall’inizio dell’anno siano il segno di una situazione inaccettabile e che nulla è superfluo quando si tenta di attirare l’attenzione su di un dramma come quello della violenza. Si devono raggiungere tutti ad ogni età e in ogni luogo, perché la violenza si annida ovunque e spesso è strumento di chi meno te lo aspetti. Partendo dalle scuole primarie per finire agli anziani, si deve essere pronti a dire no, a dire basta senza sottovalutare nulla. Nel momento in cui si abbassa la guardia – dice Nadia Donato – pensando che la donna abbia raggiunto un traguardo che la difenda dalla violenza, abbiamo perso perché non è così. La scuola e la famiglia sono i luoghi principali dove continuare a “lavorare” con forza, perché l’educazione è fondamentale. Con le donne medico – chiude – collaboriamo frequentemente, perché il loro lavoro è tanto e spesso complementare al nostro che ci occupiamo costantemente di comunicazione anche non violenta. Anche in questa occasione, ringraziamo Music Art Service, di Tonino Sirianni, per l’appoggio che ci da sempre nelle nostre iniziative, da soli non si fanulla”.
Il pronto soccorso illuminato di arancione dell’ospedale lametino è stata un’idea comune alle due associazioni e a loro con entusiasmo si è aggiunta tutta la parte direzionale rappresentata dal Dottor Gallucci e dalla dottoressa Marasco. “Abbiamo recepito la normativa di legge – ha detto il direttore sanitario, dottor Antonio Gallucci – e ci siamo attivati perché l’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia potesse avere in pronto soccorso un’area specifica dove le donne vittime di violenza potessero essere accolte. Nel 2015 è stato raccolto l’appello dell’associazione donne medico ed abbiamo fatto di tutto perché si potesse raggiungere un risultato che è un segno di grande civiltà, ma anche di sensibilità da parte di donne e di uomini”. L’associazione Donne Medico a Lamezia Terme, presente in questa occasione con le dottoresse Raffaela Renne presidente, Renata Tropea, Caterina Ermio, Carol Pileggi e Rosamaria La Gamba, ha sempre dato un grande contributo sociale e professionale, non solo a Lamezia Terme. “Le iniziative che abbiamo realizzato in questo anno sono tante e spesso le abbiamo indirizzate alla tutela della donna e alla medicina di genere – ha detto la Renne, che ha poi specificato – la nostra attività ci porta continuamente a confrontarci con casi di violenza, per esempio anche sui luoghi di lavoro, dove anche se non viene messo sempre in evidenza i casi sono tanti e le donne sono costrette a subire molte volte in silenzio. Noi ci occupiamo anche di questi casi”. Responsabile del pronto soccorso Rosa a Lamezia terme è la dottoressa Renata Tropea, che sin dal 2015 ha messo a disposizione il suo operato in prima linea. “Sono un medico di pronto soccorso e conosco bene le problematiche dell’emergenza. In un luogo come questo spesso arrivano donne in condizioni gravi e sottoposte oltre che a violenza fisica anche a quella psicologica. Nel pronto soccorso lametino, interviene personale formato – specifica la Tropea – perché è necessario sapere leggere le paure e le difficoltà di una donna che tante volte è accompagnata dal suo carnefice, pertanto, non ha il coraggio di dire cosa realmente è accaduto. Il nostro lavoro non è facile perché combattiamo con le tante emergenze che arrivano in pronto soccorso, però sino ad ora collaborando anche con altri medici, siamo riuscite a dare risposte adeguate. C’è bisogno – conclude la dottoressa – di sapere affrontare situazioni difficili che sovente richiedo l’intervento di una rete anche esterna, come le forze dell’ordine e le associazioni che si occupano dell’accoglienza. Il nostro è un lavoro complesso e duro che però, a partire dalla stanza rosa dove la donna viene accolta da noi, può aiutare e garantire le donne in grave che difficoltà giungono da noi”. La neurologa Caterina Ermio, che nel 2015 era presidente nazionale delle donne medico ed è stata la principale artefice della nascita del pronto soccorso Rosa a Lamezia, recependo una normativa nazionale. La Ermio si è tanto impegnata anche per il protocollo d’intesa sottoscritto con la allora Prefetto di Catanzaro, Luisa Latella.
“E’ un lavoro che richiede la collaborazione tra più attori – spiega la dottoressa Ermio – non facile ma possibilissimo. Sul territorio esistono tante realtà con le quali è necessario lavorare insieme, come le forze dell’ordine, la Commissione Pari Opportunità di Catanzaro, i centri antiviolenza, a Lamezia per esempio c’è il Centro Demetra, e altre associazioni di volontariato. Le donne medico collaborano di frequente con l’associazione Senza Nodi, come in questa occasione. E’ insieme – sottolinea la neurologo – che si può costruire qualcosa di positivo e utile. Come è necessario lavorare con gli uomini, perché sono tantissimi quelli che non violentano e con loro si può e si deve lavorare per realizzare ciò che serve con urgenza sul territorio. Le istituzioni devono essere sempre più presenti mettendo a disposizioni, di chi lavora o fa volontariato in questo settore, anche delle strutture perché chi subisce violenza non può rimanere nello stesso luogo del suo carnefice. C’è tanto da fare e bisogna farlo tutti insieme”.