La filiera Confapi FICOF, costituita da numerose agenzie del settore della provincia di Cosenza e sostenuta dal presidente di Confapi Calabria Francesco Napoli, denuncia attraverso il suo presidente Gianfranco Baratta, una carenza di controllo e di regole in un settore sempre più in mano agli abusivi.
“Tante infatti – si legge in una nota – solo le agenzie calabresi dell’industria funeraria che non sono censite, non hanno una sede fisica, non usano carri funebri e si poggiano per poter lavorare ad un consorzio.
La categoria in questione, come altri settori, è in una parola, alle prese con gli stessi problemi del manifatturiero e di altri servizi.
Anche tra le imprese funebri esiste una concorrenza low-cost di prodotti del Far East e normative locali disallineate che favoriscono attività irregolari”.
È questo il grido d’allarme lanciato dal presidente di filiera, Gianfranco Baratta, il quale afferma: “Prima di fare mercato è necessario che vengano rilasciate alle agenzie funebri le autorizzazioni. Noi, del settore non sappiamo nemmeno a quale categoria apparteniamo. Il nostro obiettivo è cambiare l’articolo 8 della legge regionale n. 48 del 29 novembre 2019. Inoltre- continua Baratta- ci sono dei Comuni che sul trasporto della salma fanno pagare una tassa, una pratica anche questa inconsueta.”
“Come abbiamo avuto modo di verificare rispetto alle altre regioni d’Italia i requisiti sull’impresa funebre, come espressi nell’art 7 e 8, mostrano una serie di cavilli: dal possesso di una macchina di proprietà funebre, ad una sede idonea e adeguata per la trattazione degli affari, comprendente un ufficio e una sala di esposizione per gli articoli funebri, diversi dalle altre attività svolte con la stessa Partita Iva; le imprese funebri, tra le altre cose, non possono esercitare attività private in mercati paralleli, quali quelli relativi all’ambito cimiteriale e al trasporto sanitario come servizio pubblico di emergenza sanitaria”.
Per questo motivo Confapi Calabria ha pensato di mettere sul tavolo di discussione due interessanti proposte: la prima riguarda l’istituzione di un albo, la seconda l’utilizzo di un app di tracciamento delle aziende funebri che operano sul territorio.