Unità di intenti nel contrasto all’illegalità diffusa. Questa mattina in piazza XV Marzo, davanti la sede del Palazzo della Provincia di Cosenza, si sono ritrovati i sindaci del territorio provinciale per celebrare la Giornata nazionale della Legalità.
Un momento di memoria collettiva per ricordare l’esempio del giudice Falcone e di tutti coloro che hanno dato la vita per combattere la mafia. Il 23 maggio del 1992, 500 chili di esplosivo inauguravano la stagione delle stragi. Un boato terribile faceva saltare in aria il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
La cerimonia commemorativa è iniziata con le parole di Falcone e con l’ultimo discorso di Borsellino in ricordo del suo caro amico. Per celebrare il 29esimo anniversario della Strage di Capaci è stato poi esposto un drappo bianco sulla faccia del Palazzo della Provincia. All’iniziativa, organizzata dal presidente della Commissione consiliare contro il fenomeno della ’ndrangheta, Antonio De Caprio, e dal presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci, erano presenti il viceprefetto di Cosenza, Osvaldo Caccuri, e numerosi sindaci della provincia di Cosenza.
«Guardare al passato per proiettarsi verso il futuro. In questa mattina di riflessione insieme al presidente della Provincia di Cosenza e ai sindaci del territorio, il monito è quello di continuare a camminare a testa alta con le idee di chi ci ha insegnato la ”Legalità”. Diamo forza ad una rinnovata unità di intenti – dichiara il presidente della Commissione regionale anti ’Ndrangheta, Antonio De Caprio – tra tutti i rappresentanti delle istituzioni senza distinzioni. Lo spirito di servizio ci porta ad avere quel coraggio che fa da corollario al nostro quotidiano. Il mio pensiero va alla compianta presidente Santelli che ha lasciato in eredità ai calabresi la parola ”Speranza”».
«La battaglia per la legalità si vince solo rafforzando le istituzioni e restando uniti. I sindaci – afferma il presidente della Provincia, Franco Iacucci – sono il punto di riferimento, baluardo dello Stato per lottare contro la criminalità organizzata e il malaffare. Lavorano con grande spirito di servizio ma spesso sono sconfortati, non c’è solidarietà tra le istituzioni e non si pone la giusta attenzione verso gli amministratori locali. Nel giorno in cui ricordiamo quella primavera-estate che si portò via due magistrati simbolo della lotta antimafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non possiamo fare a meno di chiedere a gran voce una cosa soltanto: piena verità, ancora oggi sono troppe le zone d’ombra esistenti sulla stagione stragista, troppi i nodi irrisolti. Depistaggi, false testimonianze e connivenze hanno scritto un capitolo nero nella storia repubblicana».