ll Covid è la malattia che ha cambiato le nostre vite, a volte rubandocele a volte modificandole provocando un disagio che caratterizza ogni nostro giorno e ogni nostro gesto. L’Associazione lametina “Le Città Visibili”, da sempre attenta e presente alle problematiche sociali, ha promosso un incontro, in video-conferenza, atto a fornire un supporto utile ad un disagio evidente.
Il tema di questo video-incontro è stato: “Stress da pandemia: strategie per una nuova normalità” e, in qualità di relatore, è stato invitato il Professore Marco Santilli, Neuropedagogista clinico, Psicologo del comportamento e delle relazioni presso l’Università di Chieti e mensilmente anche a Lamezia Terme per consulenze.
Il professore Santilli inizia la sua relazione utilizzando un linguaggio diretto ed efficace per esprimere concetti che catturano subito l’attenzione dei partecipanti.
La pandemia ha davvero modificato e traumatizzato le vite di tutti, ma soprattutto ha penalizzato i giovani. I ragazzi oggi sono in una situazione di stress da trauma e le manifestazioni più evidenti sono: disturbi del sonno e dell’alimentazione, irritabilità, uso smodato dei social, pianto improvviso. Se prima la libertà e il concetto di “Io” ci ponevano al centro del nostro mondo, oggi che la pandemia ci isola, la libertà è intaccata dal terrore di vivere e spinge alla depressione, che si può superare solo uscendo, condividendo il dolore, con un contatto che sia di amore e parole, con un “io ci sono”. La depressione, che rappresenta una delle conseguenze più evidenti di questo momento di isolamento, esisteva già prima del COVID ed aveva come caratteristica la tendenza a una ricercata solitudine. Adesso che lo stato depressivo è collettivo, sta nascendo un nuovo senso di umanità e ci sentiamo spinti dal bisogno di aiutare gli altri. Per i giovani un ruolo trainante lo riveste la scuola perché è sinonimo di formazione di quell’adolescenza che vive in essa il suo bisogno di incontri, di distacco dalla famiglia per rapportarsi con altri corpi.
La pandemia limita tutto ciò rovinando la voglia di libertà. “All’interno di una pandemia così claustrale, i legami funzionali tra le parti del sé di ognuno di noi devono entrare in una nuova coesione di vicinanza umana che abbia capacità contenitiva rispetto al dolore che in ognuno di noi ha generato.
La perseveranza è uno dei valori da vivere. Perseverare nella vicinanza amorevole verso chi soffre, usando parole che abbiano il potere di rinforzo e non di indebolimento dello stato d’animo umano.
Le parole penetrano nei neuroni, li modellano e creano un territorio di speranza emotiva costruttiva, oggi fondamentale per il nostro futuro. Siamo nella dimensione di una rinascita dopo un lutto, questa volta collettivo e mondiale.
Un rito di dolore pandemico che ha la cura nelle parole antiche della resistenza e della fiducia per una nuova normalità.”
Questa situazione di chiusura e di limitazione ci fa pensare alla nostra infanzia. “L’infanzia è lo spazio della vita e della nostra anima, dove la nostra memoria ritrova le radici e rinasce come una fenice interiore. Quante volte oggi rinasciamo? Ogni giorno. Perché, in questo mondo vulnerabile, ogni giorno ci possa apparire l’oggi come un regalo.” Il mondo è ferito, sostiene il prof Santilli, ma la normalità presto tornerà e non dobbiamo ricercarla come ritorno al passato ma come bisogno di ricreare disponendoci serenamente a guardare negli occhi degli altri per rielaborare le paure, leggendo il dolore altrui, ascoltando l’altro perché la salvezza non dobbiamo aspettarcela solo dal vaccino ma anche dal nostro saper aiutare l’altro.
“L’uomo rinascerà dopo questo immane dolore grazie alla disponibilità e all’affettività dell’altro!”
L’intervento del prof. Santilli si conclude con questo bellissimo inno alla speranza che ha trasmesso a noi che lo abbiamo ascoltato e che ci impegniamo a condividere con gli altri.