“Il primo settembre si riapre la caccia: così ha deciso la Giunta Regionale, nonostante gli innumerevoli roghi che continuano a devastare la Calabria, provocato morti, assediato centri abitati, incenerito migliaia e migliaia di ettari di territorio. Dopo una stagione di fuoco, peraltro ben lungi dall’essersi conclusa, che ha distrutto gran parte dei boschi, dei campi e della macchia mediterranea, per gli animali selvatici che non sono morti carbonizzati salvandosi dalle fiamme e dal fumo, decine di migliaia di fucili sono pronti a scaricare un inferno di piombo, senza nessuna pietà, senza alcuna considerazione per l’immane disastro che ha colpito l’ambiente calabrese. E, come se non bastasse, la Regione non ha esitato a concedere anche due giorni in più di caccia anticipata rispetto all’anno scorso, a prolungarla fino a febbraio e a inserire tra le specie cacciabili dal primo settembre la Tortora, dichiarata a livello europeo in via di preoccupante rarefazione, senza un piano di gestione, senza tenere conto dei danni subiti dalla specie in questi giorni di fuoco e di siccità. Semplicemente vergognoso.
A parte il danno diretto della morte di migliaia di animali e dei loro piccoli nati,
gli incendi hanno ridotto e frammentato notevolmente gli habitat idonei, costringendo la fauna a concentrarsi in aree più ristrette e aumentando così i fattori che ne accrescono la mortalità. Consentire la caccia come se nulla fosse accaduto è dunque un atto scellerato e inconcepibile.
Gravissime le responsabilità della Giunta Spirli’, dell’Assessore all’Agricoltura Gallo e di quello all’Ambiente Di Caprio, gli stessi che hanno lamentato i danni ingentissimi e l’autentico “disastro ambientale” che ha colpito la regione, e che, pur di fronte alla catastrofe sotto gli occhi dell’intera nazione, non hanno inteso adeguare un calendario venatorio che prevede addirittura l’apertura anticipata della caccia. Come se gli animali, anziché essere stati bruciati dalle fiamme, si fossero ulteriormente moltiplicati; come se lo spazio a loro disposizione, piuttosto che ridursi in seguito agli incendi, si fosse allargato a dismisura. Ridicolo e ipocrita il divieto di cacciare nelle aree percorse dal fuoco, come se i cacciatori andassero a caccia di animali carbonizzati.
E’ davvero inaudito che, dopo le denunce, le proteste e le esternazioni sul flagello degli incendi che ha interessato la Calabria, pronunciate dagli stessi rappresentanti politici, nulla si sia fatto per tutelare la fauna, vittima sacrificale di un asservimento ai desiderata dei cacciatori che suona come un’autentica vergogna.
La Regione dovrebbe spiegare infatti ai tanti Calabresi che se lo chiedono, perché mai lo stato di calamità e gli interventi straordinari invocati a gran voce, debbano interessare solo il patrimonio boschivo o quello agricolo e non lo stesso patrimonio faunistico che costituisce un tutt’uno con l’ambiente. La risposta è semplice: perché l’interesse di questa Giunta per la tutela della fauna è uguale a zero, considerato che gli animali non votano e i cacciatori sì.
Sarebbe bastato applicare l’art.19 comma 1 della legge n.157/92 che consente alle Regioni di “vietare o ridurre per periodi prestabiliti la caccia a determinate specie per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche, per malattie o altre calamità”, o, quanto meno, individuare e vietare la caccia nelle aree limitrofe ai territori colpiti dagli incendi.
Se ciò non è stato fatto, vuol dire che la Giunta Calabrese non ritiene che gli incendi siano una calamità per gli animali, ma solo (eventualmente) per le piante.
Certi politici stiano pur certi che noi non verremo mai meno al nostro impegno morale, pur di salvare migliaia di animali condannati a morte per una manciata di voti in più”. Così in una nota WWF Calabria e LIPU Calabria.