Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Dr. Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione alla confisca di un ingente patrimonio, costituto da 4 società di capitali e relativo patrimonio aziendale, 1 Impresa individuale e relativo patrimonio aziendale, quote societarie relative a 6 società di capitali, 67 fabbricati, 91 terreni, 7 autoveicoli, 20 rapporti bancari/assicurativi, 4 orologi di pregio e denaro contante, per un valore complessivo di oltre 124 milioni di euro, nei confronti di quattro imprenditori del reggino indiziati di intraneità alla cosca “PIROMALLI” di Gioia Tauro.
Il provvedimento conferma quanto già disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale reggino – presieduta dalla Dott.ssa Ornella Pastore – su richiesta del Procuratore Capo Dott. Giovanni Bombardieri, del Procuratore Aggiunto Dott. Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Gianluca Gelso, con cui era stata applicata la misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dei beni intestati/riconducibili ai medesimi soggetti.
Gli odierni destinatari del provvedimento di confisca emergono dalle indagini svolte nell’ambito delle operazioni “Ceralacca”, “Cumbertazione”, “Martingala” e “Waterfront” condotte dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata di Reggio Calabria e dallo SCICO, sotto la direzione ed il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria – che hanno portato all’esecuzione di:
– provvedimenti restrittivi di natura personale, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, associazione per delinquere, finalizzata alla turbata libertà degli incanti, alla frode nelle pubbliche forniture, alla corruzione e al falso ideologico in atti pubblici, tutti aggravati dal metodo mafioso;
– provvedimenti cautelari reali, ex art. 321 c.p.p., su un patrimonio costituito dai compendi aziendali di imprese/società, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per svariati milioni di euro.
A seguito di detti provvedimenti, la locale D.D.A. delegava il G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e lo S.C.I.C.O, all’effettuazione di indagini economico-patrimoniali, volte all’individuazione dell’intero patrimonio dei proposti e del loro nucleo familiare, al fine di avanzare proposta per l’applicazione di una misura di prevenzione personale e patrimoniale.
A conclusione di tali investigazioni veniva accertata la sussistenza di una significativa sproporzione tra il profilo reddituale e quello patrimoniale del nucleo familiare dei “proposti”.
Le relative risultanze sono confluite in una proposta formulata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, che veniva accolta dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale reggino, mediante l’emissione nel 2018 di appositi provvedimenti di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro, finalizzati alla successiva confisca.
La stessa Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, condividendo la ricostruzione economico-patrimoniale e le argomentazioni formulate anche in sede di complesse controdeduzioni alle memorie e perizie tecniche rassegnate dal collegio difensivo dei proposti, con l’odierno provvedimento ha disposto – oltre all’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di P.S. per anni 3 – per tutti i proposti – la confisca dell’ingente patrimonio precedentemente cautelato.
L’attività di servizio in rassegna testimonia, ancora una volta, l’elevata attenzione della Guardia di Finanza che, nel solco delle puntuali indicazioni dell’Autorità Giudiziaria reggina, continua a essere rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e della sana imprenditoria, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità, trasparenza e sicurezza pubblica.