Il PD in difesa della storica sede della Società Operaia di Lamezia Terme

Il PD in difesa della storica sede della Società Operaia di Lamezia Terme

Condividi

Il PD in difesa della storica sede della Società Operaia di Lamezia TermeNo convinto del PD all’ipotesi inoltrata e già in stato avanzato presso il Comune di Lamezia Terme di un cambio di destinazione di uso per i locali della Società Operaia di Lamezia Terme per allestire una Casa funeraria.

La Società Operaia, fondata da Federico Montesanti e da Tommaso Maruca nel 1874, rappresentò una delle prime forme organizzative dei ceti popolari nicastresi ed è stata negli anni un luogo di confronto e condivisione sempre più ampio e aperto a tutti. Nata con 346 soci, fu una delle prime della provincia di Catanzaro e sorse con obbiettivi di mutuo soccorso e di solidarismo cooperativo, tentò di affrontare i gravi problemi della comunità in ottica interclassista.
Restando ferma e assolutamente da rispettare la necessità per le attività commerciali, di qualsivoglia natura esse siano, di intraprendere nuove vie e di potenziare le offerte in Città, non è pensabile rinunciare a un pezzo di storia così importante per Lamezia, che ha visto molte generazioni passare per i suoi saloni dall’inconfondibile stile anni 50.

Il PD di Lamezia esprime “forte perplessità sull’opportunità di operare in questa direzione, così cancellando fisicamente un luogo che dovrebbe, al contrario, divenire luogo culturale e identitario per la Città. Proponiamo di invertire la rotta, pensando ad una tutela e valorizzazione in senso culturale di luoghi da considerarsi storici per la memoria collettiva.
Siamo vicini alle istanze degli oltre 90 cittadini residente nei pressi di Via Indipendenza, che hanno manifestato per ragioni diverse e condivisibili, il loro dissenso all’avvio di un’attività funeraria in quella zona per una serie di plausibili ragioni legate alla sicurezza dei cittadini.
Chiediamo ai Commissari prefettizi massima attenzione ed allerta sull’istanza di cambio di destinazione di uso che non può essere trattata come un comune atto burocratico perché serba in sé questioni più complesse che richiedono un tavolo di discussione aperto e condiviso e che devono tendere alla tutela di un bene identitario per la Città”.


Condividi