Il Piano Strutturale Comunale ritorna in auge (sui social) in questi ultimi giorni, con tanta enfasi e soddisfazione dell’obiettivo raggiunto.
Siamo sicuri che dobbiamo essere soddisfatti del PSC presentato “dopo 26 anni” dall’ultimo Piano Urbanistico a Lamezia?
Innanzitutto occorre ricordare che il dipartimento tecnico della Regione Calabria ha avuto modo di manifestare le proprie titubanze sul documento dettagliato presentato dall’Amministrazione.
Sul PSC ho avuto più volte modo di esprimere il mio pensiero.
Desidero ricordare come il PSC affermi, nel documento del Quadro Conoscitivo “Elemento della storia urbana”, che “il problema della qualità urbana e della sostenibilità rimane ancora irrisolto, e accanto al parco edilizio non pianificato, il territorio di Lamezia è segnato da una fitta rete di infrastrutture viabilistiche interne al centro urbano poco razionalizzate e gerarchizzate, funzionalmente scarsamente riconoscibili, soprattutto dai non residenti”.
La Regione Calabria, attraverso il Dipartimento Tecnico, ha evidenziato che “Le aree urbanizzate/urbanizzabili, caratterizzate da notevole estensione superficiaria, ed insufficienza/assenza di adeguata dotazione infrastrutturale per i quali si configuri un’esigenza di raccordo col preesistente aggregato abitativo, dovranno essere assoggettate a specifici piani di dettaglio, ove dovrà essere assicurata la quantità inderogabile di aree a standards nella misura minima, ferma restando l’applicazione dell’istituto della perequazione urbanistica omissis, ad eccezione di quelle aree, omissis, sottese ad interventi di ricucitura del tessuto urbano preesistente e per i quali risulti del tutto superfluo l’adozione di un piano attuativo”.
In poche parole, siamo di nuovo al punto di partenza in quanto rimane ancora confermato lo scoglio della “separazione” territoriale e la “conurbazione” di Lamezia Terme, dopo l’unione amministrativa dei tre centri, rimane soltanto una chimera.
È necessario ricordare come tutta l’area conurbata abbia registrato una crescita demografica significativa nel corso degli ultimi decenni, trend dovuto all’aumento del suo grado di attrazione nei confronti del comprensorio e dei piccoli comuni dell’hinterland in quanto gli stessi hanno sempre più bisogno dei diversi servizi (culturali, sociali, commerciali, sanitari, burocratici) e delle infrastrutture che (non) offre la città.
Il Punto è questo. Inutile aggiungere altro, si è detto abbastanza.
Il Piano Strutturale Comunale ha un obiettivo specifico: disegnare la città in cui l’intera collettività sia capace di rendere minimo l’impatto ecologico, in cui il paesaggio e le forme costruite siano in equilibrio, ed in cui le costruzioni e le infrastrutture siano sicure ed ecologicamente efficienti.
A partire da un sistema di mobilità correttamente pianificato nel fabbisogno infrastrutturale previsto o da prevedere, utilizzando informazioni aggiornate diversamente da quanto si apprende dal PSC i cui dati sulla mobilità risalgono al 2006 e la fonte ISTAT (censimento) al 2001.
C’è poco da festeggiare o stare allegri.
Ad maiora.