“Credo sia giunto il momento di prendere coscienza, di arrivare alla consapevolezza delle scelte, delle conseguenze e delle potenzialità che la nostra fede ha dentro il mondo. I Santi Pietro e Paolo, con il loro esempio, ci dicono questo. Noi non siamo “schizofrenici”, non siamo separati, non abbiamo una vita da sacrestia e una vita da piazza o da strada. Come credenti in Gesù Cristo, in forza dell’Incarnazione del Figlio di Dio nella nostra carne, dobbiamo entrare attivamente nella realtà del mondo e della storia con la visione della nostra fede.” Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, in Cattedrale, ha presieduto la celebrazione solenne nella festa dei Santi Pietro e Paolo, patroni della città e della diocesi di Lamezia Terme.
“Il progetto del cristianesimo – ha rimarcato Parisi – è un progetto “politico” dove per politico mi riferisco alla politica alta, a quella che Paolo VI, oggi Santo, chiamava “la più alta forma di carità”. I Santi Pietro e Paolo ci dicono che il nostro è un progetto per la pòlis. Noi non vogliamo una città imprigionata, un’umanità schiavizzata, una storia sottomessa; la forza liberatrice della Pasqua del Signore, quella stessa forza che ha spezzato le catene di Pietro nella prigione, rompe anche le catene delle nostre prigionie, supera qualsiasi forma di condizionamento e sottomissione, per dare spazio a legami che siano legami di umanità, che mettano al centro il bene comune dell’umanità”.
Facendo riferimento alla vicenda dei due Santi Apostoli, “spesso rappresentati in una sorta di contrapposizione, in parte vera, ma tra i quali esiste una complementarietà”, il vescovo di Lamezia ha parlato di “stabilità dinamica della Chiesa. La Chiesa è fondata sulla roccia che è la fedeltà di Dio, una fedeltà che supera le nostre fragilità, i nostri limiti, la nostra finitudine. La Chiesa è stabilmente posta sulla roccia della fedeltà di Dio, ma questa stabilità non vuol dire arroccamento, chiusura, separazione dal mondo, ma al contrario significa ingresso nella storia con la fede, entrare dentro tutte le strutture della comunità umana”.
“La vicenda di Pietro liberato dal carcere – ha proseguito il presule – è l’azione di Dio che compie un processo di liberazione da ogni forma di schiavitù: dalla schiavitù sociale, politica, culturale. Anche da una certa “schiavitù religiosa”, cioè da quelle forme di irrigidimento, di chiusura in una sorta di dimensione intimistica della fede. La fede ti deve rendere “instabile”: fondato stabilmente sulla fedeltà di Dio, ma sempre in cammino”.
“La missione che i Santi Pietro e Paolo ci consegnano – ha concluso Parisi – è questa: entrare nel mondo non con la nostra forza, ma con la forza che ci viene dalla fede. Entrare nella realtà e nella nostra con i nostri limiti, certi che è il Signore ad operare grandezze. L’opera di Dio si realizza attraverso la nostra piccolezza. E’ Dio che opera, il primato è sempre della Grazia, l’iniziativa è sempre di Dio. Noi non cambieremo da soli la storia, noi cambieremo insieme a quella storia che il Signore vuole redimere e riportare a quella bellezza che i Santi Pietro e Paolo hanno contemplato nella loro visione”.
Nel corso della celebrazione, il vicesindaco Antonello Bevilacqua ha recitato la preghiera di affidamento della città ai Santi Patroni. Subito dopo la Santa Messa, le immagini dei Santi Patroni sono stati portati in processione secondo il tradizionale itinerario.