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Lamezia Terme, al Liceo classico intenso dialogo tra gli studenti e Antonio Cannone e Walter Aversa sul libro “Quando la ‘ndrangheta sconfisse lo Stato”

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Lamezia Terme – Un confronto intenso e per lunghi tratti commovente quello che si è svolto presso il Liceo classico “Fiorentino” di Lamezia, tra gli alunni dell’Istituto, lo scrittore e giornalista Antonio Cannone e Walter Aversa, primogenito del sovrintendente di polizia, Salvatore Aversa e Lucia Precenzano, assassinati dalla mafia a Lamezia il 4 gennaio 1992, nell’ambito della seconda edizione della rassegna “Fiorentino d’Autore” coordinata dal prof Raffaele Gaetano.

Al centro del dialogo, il libro “Quando la ‘ndrangheta sconfisse lo Stato”, attraverso il quale Cannone approfondisce aspetti inediti del duplice delitto dei coniugi Aversa e lo fa con il contributo esclusivo di Walter Aversa. Grazie alla partecipazione attenta dei giovani, e alle numerose e pertinenti domande di alto livello poste ai due ospiti, scaturite dalla lettura approfondita del testo, sono stati affrontati e discussi molti aspetti che ruotano attorno alla presenza della criminalità organizzata in Calabria e nel Sud. Dalla pervasività nelle istituzioni, al potere economico delle cosche che nel corso degli anni, ha evidenziato Cannone “hanno cambiato pelle, passando dalle attività legate ai sequestri di persona e al contrabbando di sigarette, ad attività ben più lucrose come il traffico di armi e droga, l’accaparramento degli appalti e all’infiltrazione nella politica. Tanto che oggi – ha stigmatizzato l’autore – il fenomeno si manifesta in modo subdolo con la presenza di professionisti al soldo della ‘ndrangheta nei gangli della Cosa pubblica e diventando classe dirigente. Ai giovani spetta il compito di saper scegliere da che parte stare per favorire un processo di cambiamento vero, lontano da logiche di sopraffazione e adoperandosi affinché si possa debellare l’illegalità”.
Cannone poi ha ribadito la necessità di “far conoscere ai giovani una storia come quella di Aversa che ha molti lati ancora oscuri e verità nascoste”, come “verità nascoste – ha rimarcato – riguardano un altro duplice omicidio irrisolto, quello dei due operatori ecologici, Tramonte e Cristiano sul quale delitto Aversa stava indagando. Un atroce delitto consumato contro due persone innocenti che si alzavano alle quattro di mattina per lavorare al servizio della nostra città e che hanno pagato a caro prezzo gli intrighi del connubio mafia-politica”.

Dal canto suo, Walter Aversa ha ripercorso gli anni del grande impegno contro la criminalità organizzata profuso da suo padre che aveva scelto “di vivere a Lamezia perché allora era una città bellissima e lui si prodigava a favore dei più deboli e di quelli vessati dalla criminalità. Mio padre era un uomo incorruttibile – ha spiegato – e per questo ha pagato con la morte. Quello che noi cerchiamo ancora oggi è conoscere la verità. Una verità che è stata sbugiardata, è quella raccontata dalla falsa testimone, Rosetta Cerminara. Poi è arrivata la verità raccontata da due pentiti della mafia pugliese, passando da tanti errori giudiziari e lunghi processi. Certo – ha aggiunto – i giudici o gli inquirenti in generale sono uomini e come tali possono sbagliare. Ma vorremmo che si facesse piena luce su un dramma che ha colpito non solo noi familiari ma l’intera città”. Altro tema trattato con grande commozione, la profanazione della bara di Salvatore Aversa. “In quella circostanza le cosche hanno voluto accanirsi contro mio padre con un gesto intriso di simbolismo e un chiaro messaggio di paura e terrore verso tutti gli altri cittadini di Lamezia. Ecco, hanno voluto dure, noi possiamo fare questo pure dopo morto”. Tanti gli aspetti discussi e approfonditi da Cannone e Aversa con i ragazzi del Liceo classico di Lamezia, in un incontro che ha lasciato un segno indelebile grazie all’attenzione e all’interesse degli studenti e dei docenti di un Istituto che si conferma fucina di cultura in città.


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