di Marco Foti
Eppure il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, diffuso domenica 25 aprile dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, cita tra le sue pagine che “L’attuale sistema delle infrastrutture del trasporto in Italia sconta carenze e ritardi che hanno effetti significativi sul potenziale di crescita e sulla competitività del Paese. Tale debolezza è acuita dal permanere di forti divari territoriali, che travalicano l’usuale differenza fra Nord e Sud; ma anche tra aree urbane e aree interne e rurali, che rappresentano un forte ostacolo alla convergenza economica e sociale e determinano livelli di qualità dei servizi di trasporto molto difformi sul territorio; limitano di fatto le possibilità di movimento delle persone, lasciando intere comunità isolate; e rappresentano un forte ostacolo alla convergenza economica.”
Per cui ci saremmo aspettati un Piano di sviluppo importante per il Mezzogiorno. Invece si apprende tutt’altro in quanto, in tema di infrastrutture ferroviarie, il Piano decide che “complessivamente, gli investimenti previsti sono coerenti con la strategia nazionale sulla mobilità del Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili (MIMS), come delineata nel documento di programmazione “Italia Veloce” allegato al DEF 2020”. In sostanza, non è cambiato nulla dal vecchio Piano per il Sud. Lo ricordate?
È interessante sottolineare ancora come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza liquidi il tema dell’alta velocità al Sud, riportando tra le sue pagine “che tra Salerno e Reggio Calabria al completamento dell’intero progetto, il tempo di percorrenza sarà ridotto di 80 minuti; inoltre, ci sarà un miglioramento delle prestazioni per consentire il transito dei treni merci, in particolare per il porto di Gioia Tauro ulteriori significative risorse sono previste da subito a valere su risorse nazionali”. Al completamento del progetto….chissà quando, con quali modalità, non è dato saperlo.
Per cui tra Salerno e Reggio, quindi di passaggio anche a Lamezia, avremo soltanto treni che percorreranno la tratta a 200 km/h, diversamente dai servizi in esercizio lungo la tratta appenninica (300 km/h), in modo promiscuo con il servizio attuale.
Con la pace di tutti.
Per cui un plauso all’alta incapacità nel mezzogiorno.
Pugliese di origini, Marco Carmine Foti ha vissuto e studiato a Reggio Calabria dove si è laureato in Ingegneria Civile e specializzato nel settore dei trasporti e della logistica. Vive e lavora a Genova dove svolge la sua attività professionale prevalentemente nel campo della pianificazione e progettazione dei trasporti, studi di fattibilità tecnica e analisi economico-finanziarie, piani di riqualificazione e studi di sistemi ed infrastrutture di trasporto. Membro della Commissione Trasporti dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova, è stato più volte selezionato tra gli esperti di riferimento per il MIT.
Collabora ed è autore presso il quotidiano on line Start Magazine.