È una torrida domenica d’agosto quella che ci vede protagonisti di un sogno ad occhi aperti e ci farà conoscere un nuovo cammino calabrese, i Cammini di Omero, attraverso il Sentiero dell’Aspromare (che comprende il tratto costiero che va da Palmi a Reggio Calabria), “in cui mare e montagna si baciano”.
Saremo proprio noi a scrivere la Tappa zero, la parte iniziale della Costa Viola, con le sue grotte, speroni rocciosi, angoli di Paradiso e sconfinati uliveti e pinete da cui si scorge il mare color lapislazzulo.
Veniamo accolti da Demetrio D’Arrigo (guida ufficiale del Parco d’Aspromonte, del Cammino Basiliano, AIGAE e Aspromonte Wild), Sabine Ment (guida ufficiale del Parco d’Aspromonte e AIGAE) e Nella Esposito (guida di Aspromonte Wild), per alcuni di noi volti già noti. L’itinerario alterna l’ambiente ipogeo di antiche, dimenticate e buie grotte alla policromatica vista sul mare, alla costa e alle scintillanti calette, vanto di questa splendida riviera. Partiamo dalla stazione ferroviaria di Palmi lungo una sterrata che in breve tempo ci porta a Casa Repaci, luogo culto del grande scrittore, poeta e pittore contemporaneo che qui nacque e visse. L’affascinante racconto di Sabine ci fa immaginare la vita brulicante che qui si svolgeva nel secondo dopoguerra e visualizziamo i bambini che si inseguivano negli uliveti e raccoglievano succosi frutti avidamente gustati al canto delle cicale, che anche oggi creano un assordante simpatico sottofondo. Sabine è prodiga di notizie e curiosità, non finiremmo mai di farle domande. Raggiunta la Guardiola, un piccolo affaccio sul mare a dir poco unico che si sporge sul blu cobalto del mare e in cui sostava a riflettere il nostro Repaci, noi, frenetici ed entusiasti, ci dedichiamo a una serie di scatti invidiabili. Proseguiamo verso le grotte della Pietrosa (o di Trachina) e qui sarà Demetrio a farci sognare: è vero, qui il tempo sembra esprimersi, nel suo inesorabile scorrere paziente e lento, nello stillare dell’acqua di stalattiti in divenire, nel rispettoso silenzio e nella luce verde dorata della vegetazione intorno. Ci viene spiegata l’origine di queste rocce calcaree, la loro composizione e la loro utilizzazione nel tempo (ricovero, abitazione, nascondiglio, protezione). Dopo questa pausa nel “lentissimo scorrere del tempo che sfocia nell’eterno” proseguiamo con Sabine sul sentiero che porta a Caletta Rovaglioso, suggestivo scorcio della Costa Viola, vero forziere di bellezze naturali poco contaminate e piscinette modellate solo dal mare. Purtroppo non c’è tempo stavolta per un tuffo: dobbiamo proseguire la nostra visita perché oggi è la festa della Varia e Palmi a breve sarà blindata.
Raggiungiamo altre grotte, cosiddette di Macello-Pignarelle o di Tarditi, e qui “il gioco si fa duro”: una folta e lussureggiante vegetazione nasconde questo luogo insolito, affascinante e sconosciuto ai più. Dopo una salita che parte dall’abitato di Palmi, lato stazione, ci ritroviamo davanti alle grotte più basse dove non possiamo non cedere a suggestivi scatti e le attraversiamo agevolmente, ma poco più a sinistra, uscendo, un alto scosceso gradone di roccia conduce ad un “piano superiore” di ambiente ipogeo. Demetrio ha opportunamente portato con sé una spessa corda per agevolare la salita dei più coraggiosi (o dei meno stanchi, come ci diciamo per giustificarci) che si cimenteranno nella visita alla grotta superiore, assai spaziosa (può contenere all’incirca 1200 persone e venne adoperata, nei vari ambienti di cui si compone, come rifugio durante i bombardamenti delle guerre mondiali) e suggestiva, in cui sperimentare il buio assoluto, un’altra esperienza unica. Tali grotte formano un insediamento rupestre di impronta monastica interamente scavato a mano dagli stessi monaci, probabilmente tra il VI e l’VIII secolo. Al centro di tutto troviamo la cavità più grande detta Basilica o cattedrale con tre navate alte sei metri e larghe tre. Sono presenti diverse absidi dove si ritiene che i monaci appendessero crocifissi o icone. Dopo questo carico di emozioni, raggiungiamo il Parco del Monte Sant’Elia, dove pranziamo all’aperto (grazie Nella per le appetitose e gradite pietanze!) e ci ritempriamo dal caldo agostano. Le meraviglie non finiscono qui. Sabine ci conduce su un sentiero, sottostante e parallelo al più noto Tracciolino, sospeso fra il Tirreno e gli ultimi prolungamenti montuosi del Parco Nazionale dell’Aspromonte, attraversando uno dei tratti più intatti e pittoreschi della costa calabrese, tra colori e profumi intensi e un panorama mozzafiato: lo sguardo spazia dalle Isole Eolie, con la sagoma dello Stromboli in primo piano, al possente Etna oltre lo Stretto di Messina, dalla piana di Gioia Tauro al profilo di Capo Vaticano. Le parole di Sabine aggiungono suggestione, fascino e magia a quanto contempliamo rapiti. L’ultima tappa è il Belvedere mozzafiato delle Tre Croci che domina la città di Palmi e i dintorni: è quasi il tramonto e il cielo si tinge di colori caldi rossoviolacei che accendono il mare di riflessi. In sottofondo i botti e gli applausi che annunciano la “scasata”: la Varia (inserita nel patrimonio orale e immateriale dell’umanità dell’Unesco) è pronta ad attraversare la città celebrando Maria Santissima della Sacra Lettera, patrona della città, in una delle feste religiose più importanti della Calabria”.
Racconto a cura di Giuliana Manfredi
Foto di Franz Mazza