Si aggiunge al coro di proteste che vengono da ogni parte del mondo scientifico, dal mondo dell’istruzione, con un sempre maggior numero di dirigenti in prima linea, dalle famiglie e dagli studenti, circa la riapertura delle scuole in presenza dal 26 aprile al 100%, anche l’autorevole voce dell’ ing. Antonio Iaconianni, dirigente del Liceo Classico ‘Telesio’ di Cosenza, in Calabria, terra che in questa terza ondata pandemica sta pagando un tributo altissimo di vite umane e di contagi.
«Voglio sperare – ha dichiarato il Preside – che il buon senso prevalga e che almeno nella nostra Cosenza e nella nostra martoriata Calabria che, nel silenzio assordante dei media nazionali, sta pagando un prezzo altissimo al virus, con un elevatissimo numero di contagi giornalieri, con gli ospedali al collasso e con un altissimo numero di vittime, non si torni al 100% in presenza e si lasci almeno la facoltà di scelta alle famiglie. Non ci sono assolutamente le condizioni per riaprire le scuole in presenza – ha continuato Iaconianni – con la giustificazione che è stato calcolato il rischio: mi permetto di dire sommessamente da tecnico, che è stato calcolato male! Abbiamo circa 400mila docenti senza vaccino perché in corso d’opera si sono invertite le priorità di somministrazione, abbiamo quelli vaccinati che hanno fatto, nella maggior parte dei casi, solo la prima dose di Astrazeneca con tutti i dubbi circa la seconda che comunque sarà inoculata non prima della fine di maggio, abbiamo tutti i nostri studenti senza alcuna copertura vaccinale, abbiamo un virus che nella nostra Regione e particolarmente nella nostra provincia continua a correre ed a mietere vittime. E’ possibile riportare in pochi metri quadrati 30 studenti per 5 o 6 ore? Vuol dire lanciare una bomba epidemiologica senza precedenti. Salterebbe qualsiasi forma di distanziamento, gli ambienti diventerebbero saturi in pochi minuti ed i nostri studenti porterebbero a casa il virus contagiando quanti hanno fatto sacrifici fino ad oggi nel rispettare le regole. E quindi si tornerebbe a chiudere nuovamente tutto e ad ipotecare anche la nostra estate ed il nostro futuro.
Esprimo quindi, come rappresentante di una comunità scolastica di circa 1600 persone, – ha concluso il Dirigente – tutta la mia contrarietà a questa ipotesi che vanificherebbe anche gli sforzi dei nostri studenti e delle nostre famiglie che, nella maggioranza dei casi, non vogliono un rientro. Gli operatori scolastici sarebbero chiamati ad una trincea, come i medici ospedalieri, ma senza alcun presidio e senza alcuna formazione. In questa situazione ogni docente dovrebbe entrare in classe in tuta anticovid e lo dico senza alcuna ironia. Con la salute non si scherza, e sono certo che anche questa volta prevarrà il buon senso e si lascerà concludere serenamente questo anno scolastico ai nostri studenti ed alle nostre comunità, già duramente provate. Dopo un anno di sacrifici ammalarsi di covid sarebbe un ulteriore trauma che non possiamo permetterci!»