Lamezia per Valencia. Tre realtà ricettive aprono le porte ai cittadini di Valencia colpiti dal maltempo

Lamezia, il Piano Strutturale Comunale che verrà (di Marco Foti)

Condividi

Il dipartimento “Territorio e tutela dell’ambiente” della Regione Calabria lo scorso 29 marzo ha rilasciato il parere in merito all’esame del documento definitivo del PSC di Lamezia Terme presentato dall’Amministrazione con delibere di Consiglio Comunale n. 96 del 16/12/2022 e n. 97 del 29/12/2022.


Un documento dettagliato con cui l’Amministrazione procedente presenta le proprie controdeduzioni alle osservazioni, ma che tuttavia non convince per intero il dipartimento tecnico della Regione Calabria.
Sul PSC ho avuto più volte modo di esprimere il mio pensiero, a partire da una idea di progetto per una Lamezia Terme inclusiva, smart e sostenibile, in tema di mobilità e trasporti, presentata nel lontano febbraio del 2019. Ma tant’è, siamo ancora a discutere dell’assolutismo programmatorio e pianificatorio.
Desidero ricordare come il PSC affermi, nel documento del Quadro Conoscitivo “Elemento della storia urbana” rilasciato nell’ottobre 2009, che “il problema della qualità urbana e della sostenibilità rimane ancora irrisolto, e accanto al parco edilizio non pianificato, il territorio di Lamezia è segnato da una fitta rete di infrastrutture viabilistiche interne al centro urbano poco razionalizzate e gerarchizzate, funzionalmente scarsamente riconoscibili, soprattutto dai non residenti”.
L’aspetto più interessante lo si può rilevare dall’ultimo parere tecnico rilasciato dal competente Dipartimento dell’Amministrazione Regionale il quale, esaminando il PSC ed il REU (Regolamento Edilizio Urbanistico) adottato dal Comune, ha “effettuato le verifiche in merito alla propria specifica competenza urbanistica da cui sono emerse valutazioni/osservazioni/proposte”.
In particolare vorrei soffermarmi sulla Relazione descrittiva del Documento Preliminare di Piano in cui si affronta il “Sistema infrastrutturale – relazionale e l’individuazione del sistema infrastrutturale e di relazione con l’esterno e all’interno del territorio comunale (interventi di riqualificazione e nuova realizzazione, individuazione delle infrastrutture e attrezzature pubbliche di maggior rilievo)”.
Il Dipartimento su questi aspetti è abbastanza critico in quanto evidenzia che “Le aree urbanizzate/urbanizzabili, caratterizzate da notevole estensione superficiaria, ed insufficienza/assenza di adeguata dotazione infrastrutturale per i quali si configuri un’esigenza di raccordo col preesistente aggregato abitativo, dovranno essere assoggettate a specifici piani di dettaglio, ove dovrà essere assicurata la quantità inderogabile di aree a standards nella misura minima, ferma restando l’applicazione dell’istituto della perequazione urbanistica omissis, ad eccezione di quelle aree, omissis, sottese ad interventi di ricucitura del tessuto urbano preesistente e per i quali risulti del tutto superfluo l’adozione di un piano attuativo”.
In poche parole, siamo di nuovo al punto di partenza in quanto rimane ancora confermato lo scoglio della “separazione” territoriale e la “conurbazione” di Lamezia Terme, dopo l’unione amministrativa dei tre centri, rimane soltanto una chimera.
È necessario ricordare come tutta l’area conurbata ha registrato una crescita demografica significativa nel corso degli ultimi decenni, trend dovuto all’aumento del suo grado di attrazione nei confronti del comprensorio e dei piccoli comuni dell’hinterland in quanto gli stessi hanno sempre più bisogno dei diversi servizi (culturali, sociali, commerciali, sanitari, burocratici) e delle infrastrutture che (non) offre la città.
Il Punto è questo. Inutile aggiungere altro, si è detto abbastanza.
Il Piano Strutturale Comunale ha un obiettivo specifico: disegnare la città in cui l’intera collettività sia capace di rendere minimo l’impatto ecologico, in cui il paesaggio e le forme costruite siano in equilibrio, ed in cui le costruzioni e le infrastrutture siano sicure ed ecologicamente efficienti. A partire da un sistema di mobilità correttamente pianificato nel fabbisogno infrastrutturale previsto o da prevedere alla luce delle osservazioni del parere tecnico. Quale miglior momento per progettare la città del 2050?

Pugliese di origini, Marco Carmine Foti ha vissuto e studiato a Reggio Calabria dove si è laureato in Ingegneria Civile e specializzato nel settore dei trasporti e della logistica. Vive e lavora a Genova dove svolge la sua attività professionale prevalentemente nel campo della pianificazione e progettazione dei trasporti, studi di fattibilità tecnica e analisi economico-finanziarie, piani di riqualificazione e studi di sistemi ed infrastrutture di trasporto. Membro della Commissione Trasporti dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova, è stato più volte selezionato tra gli esperti di riferimento per il MIT.


Condividi