“Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. I poveri, in realtà, prima di essere oggetto della nostra elemosina, sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine della superficialità”.
È partendo da queste parole di Papa Francesco che la “Comunità di Sant’Egidio” della parrocchia di Santa Maria Goretti, insieme al parroco, monsignor Giuseppe Angotti, per domenica prossima (20 novembre) organizza un pranzo “con” e non “per” al quale sono state invitate famiglie di varia nazionalità che risiedono a Lamezia Terme, trasformando questa giornata in una sorta di “festa dei popoli”.
Quello di domenica, quindi, vuole essere “un momento di condivisione – spiegano dalla Comunità di Sant’Egidio – con chi è meno fortunato di noi, ma anche con chi, per varie vicissitudini, è stato costretto ad abbandonare la propria terra”.
Un messaggio, quello che papa Francesco ha inviato per la VI giornata mondiale del povero che è stata celebratadomenica scorsa, 13 novembre, al quale i rappresentanti della “Comunità di Sant’Egidio” della parrocchia di Santa Maria Goretti ha guardato con attenzione per organizzare questo momento di condivisione e prendendo spunto dalla distinzione sui due tipi di povertà che il Papa ha indicato: “La povertà che uccide – ha scritto al riguardo il Pontefice – è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta. Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento. La povertà che libera, al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale. In effetti, si può facilmente riscontrare quel senso di insoddisfazione che molti sperimentano, perché sentono che manca loro qualcosa di importante e ne vanno alla ricerca come erranti senza meta. Desiderosi di trovare ciò che possa appagarli – conclude Papa Francesco – , hanno bisogno di essere indirizzati verso i piccoli, i deboli, i poveri per comprendere finalmente quello di cui avevano veramente necessità”.