Dopo una intensa estate, ecco che le “Donne vestite d’ortica” di Laura Calderini si sono ripresentate in tutta la loro misteriosità e bellezza.
È stata infatti presentata pochi giorni fa, ad Orvieto, l’ultima fatica letteraria della Calderini, Grafichéditore. Niente di scontato però, per un testo che si pone strumento di analisi dell’inconscio, manifesto umano, canovaccio teatrale.
E così, come avviene per una commedia, il pubblico è stato sin dalle prime battute, proiettato in una dimensione surreale, attraversando i sotterranei del duomo di Orvieto e mentalmente, è stato invitato a scendere nell’interiorità dell’essere umano. Giunti presso i giardini della cripta, l’autrice ha dato inizio alla serata non prima però, di uno scenico imprevisto.
Le donne vestite d’ortica hanno infatti, mostrato tutto il loro mistero chiamando il pubblico a diventare complice non della serata ma del loro destino, e con esse quello di tante donne che oggi, sono protagoniste nella diversità di peculiarità, della storia.
Laura Calderini pronta a raccontare di quel testo, si è vistasbarrare la strada però. da Teodora, prima donna medico che svelatasi dal buio della grotta, dove viveva sin dall’anno mille, si racconta ed accende curiosamente, i riflettori sull’Orvietano e sulle sue particolarità.
Dopo questo primo incontro, l’autrice ha dato il via alla sua chiacchierata fra amici, affiancata da Lorella Monichini impeccabile moderatrice e Nella Fragale, in rappresentanza della casa editrice che per prima, ha creduto nella preziosità stilistica ed emozionale dell’abito di ortiche delle numerose donne, racchiuse metaforicamente nel testo.
L’improvviso alternarsi in scena, di donne straordinarie arrivate da un passato lontano ma ancora di forte impatto emotivo e sociale, è stato infatti, il leitmotiv della serata, festa dell’arte in tutte le sue forme, dal teatro, alla pittura, alla danza alla scrittura.
Nel silenzio vibrante dei presenti, hanno mostrato il loro abito d’ortiche diverse donne, pronte a rivendicare verità, libertà, forza, coraggio.
C’è nelle donne protagoniste del racconto – sottolinea nella prefazione al libro, Italo Leone direttore della collana Calliope – la straordinaria capacità di vestirsi metaforicamente d’ortica, difendere la propria sensibilità e lottare per mostrare la propria intelligenza in tutti i settori della società, senza temere di pungere e far pungere. Ed è nell’arte che durante la serata, molte di quelle donne hanno finalmente dopo anni, ritrovato la loro primordiale felicità, nata dal dramma interiore ma divenuta melodia e magistrale performance teatrale, con la graffiante presenza di Beatrice Beltrani.
Nei bottoni di Bottonarte di Emilio Paradiso, cuciti su segnalibroinfine, ognuno dei presenti ha racchiuso le sollecitazioni linguistiche e culturali che hanno impreziosito la serata.
A scandire i sospiri, respiri, sorrisi di tutte quelle donne vestite d’ortiche, la soave delicatezza del flicorno del maestro Antonio Micori.