“Alla Chiesa di Lamezia e a tutte le Chiese della Calabria auguro un rinnovato incontro con la Verità. Nel solco lanciato dalla Chiesa italiana che vede nel Mediterraneo una frontiera di pace, le diocesi calabresi possono costruire insieme una nuova frontiera dell’umanesimo che parli a tutto il Mezzogiorno, rimettendo al centro i valori del Vangelo e della Dottrina Sociale della Chiesa. In un tempo di profonda crisi, che è anzitutto una crisi di verità, siamo chiamati a riscoprire il bisogno della luce della Verità per credenti e non credenti, per tutta la società”. Così il vescovo emerito di Lamezia Terme monsignor Vincenzo Rimedio, alla presentazione della raccolta dal titolo “Un mendicante di felicità per la sua gente. Scritti e testimonianze in onore di Monsignor Vincenzo Rimedio”, curato dal professore Filippo D’Andrea, con la prefazione del vescovo di Lamezia Terme Giuseppe Schillaci e la postfazione dell’arcivescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia.
Esprimendo tutta la gratitudine alla Chiesa che ha guidato come Pastore per ventidue anni, anni segnati da fatti importanti per la vita della comunità diocesana e da eventi drammatici, dagli scioglimenti del Comune per infiltrazioni mafiose alla recrudescenza della criminalità organizzata nella città di Lamezia, Rimedio ha voluto ringraziare “anzitutto il Signore che mi ha guidato con la sua Provvidenza, mi ha aperto strade che mai avrei immaginato. Un Pastore vuole vedere una Chiesa diocesana unita, veramente sinodale, sinodale per definizione. Una Chiesa che sia protesa nel suo cammino verso una maggiore e sempre crescente corresponsabilità tra il clero e i laici, per offrire una significativa testimonianza a Cristo e al Suo Vangelo. Occorre riscoprire il legame sempre più inscindibile tra l’evangelizzazione e la promozione umana, coniugare l’annuncio del Vangelo con l’attenzione all’uomo”.
Docente, teologo, filosofo, Pastore, nel corso dell’iniziativa sono stati approfonditi i diversi tratti della figura e della missione di monsignor Vincenzo Rimedio, a cominciare dal vescovo Schillaci che ha sottolineato come “monsignor Rimedio abbia vissuto in prima persona, come pastore di questa Chiesa diocesana, il Sinodo che Papa Francesco ha avviato alcuni mesi fa. Aprendo ad ottobre il cammino sinodale diocesano, ho voluto ricordare quella lettera pastorale del 1994 in cui monsignor Rimedio definiva la Chiesa come comunione e partecipazione. È quello che oggi siamo chiamati a realizzare in questo cammino sinodale proiettati nel presente e nel futuro, sono le radici del nostro essere Chiesa”.
Un Pastore proiettato nel futuro, come evidenziato anche dal curatore dell’opera Filippo D’Andrea che ha parlato del vescovo emerito lametino come di “una figura di grande equilibrio pastorale, sociopolitico, etico e culturale. Si è impegnato nei suoi ventidue anni di episcopato a rendere partecipi tutti del cammino ecclesiale, senza escludere nessuno, avviando la strutturazione dei primi organismi pastorali diocesani. È stato un uomo del dialogo, della partecipazione, della sinodalità”.
L’attenzione alla cultura contemporanea, alla responsabilità della cura dell’umano e della missione, i tratti messi in evidenza da Carmine Matarazzo, docente Teologia pastorale alla Sezione San Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, per il quale “monsignor Rimedio sente forte la dimensione della Chiesa come “sposa”: la “sposa” del Vescovo è la Chiesa e il popolo di Dio a cui è stato inviato. Per Rimedio, i legami tra le persone ci rendono responsabili gli uni e degli altri e rendono presente lo stile del servizio. Monsignor Rimedio vive lo stile della sinodalità come il Concilio Vaticano II lo aveva indicato. Il viandante ci indica una meta e questa meta è la Chiesa come “popolo di Dio”, dimensione da riscoprire e da vivere”.
Innovazione pastorale sottolineata dalla giornalista Saveria Maria Gigliotti, direttore dell’ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi lametina, per la quale “Rimedio, fondando la rivista diocesana “Lamezia Nuova”, voleva dar voce a una “nuova” Lamezia, oltre la rappresentazione negativa, oltre il male e la brutalità che pur Rimedio non ha mai mancato di denunciare. Desiderava che noi giornalisti lo chiamassimo a qualsiasi ora del giorno e della notte, anche dopo i delitti più efferati o i fatti più tragici, perché per il vescovo Rimedio la Chiesa doveva far sentire la sua voce. Subito, non il giorno dopo”.
Diversi vescovi calabresi e l’arcivescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia hanno fatto pervenire un messaggio di saluto al vescovo Rimedio.
Un gruppo di coristi delle diverse parrocchie della Diocesi lametina ha intervallato la presentazione con canti scritti da monsignor Rimedio negli anni del suo episcopato.